A Piano di Sorrento la Ruota degli Esposti

Una storia più vicina alla vita delle persone. L’importanza della conservazione e dall’accessibilità ai documenti anagrafici degli archivi comunali e dei registri di battesimo, matrimoni e defunti degli archivi parrocchiali

Foto tratta da it.wikipedia.org

di Biagio Passaro

A Piano la Ruota si trovava in Strada Savino, vicino alla basilica di San Michele Arcangelo e al Conservatorio delle Monache. Oggi Via Savino si dirama da Via delle Rose e si dirige verso il Ponte di Iommella Piccola. Via delle Rose, però, è stata aperta solo agl’inizi degli anni Settanta; sino ad allora via Savino cominciava da via S. Michele, di fronte all’ingresso della Basilica di San Michele e al Conservatorio.

Ad occuparsi della Ruota, però, non erano le monache; infatti in molti comuni del Regno di Napoli dal primo decennio dell’Ottocento e fino all’Unità d’Italia il compito di raccogliere i bambini abbandonati nella Ruota era delle “Pie Ricevitrici”. Erano donne incaricate dalle autorità comunali di vigilare a determinate ore della notte e di raccogliere i bambini abbandonati nella Ruota. Negli atti di nascita compilati dagl’impiegati comunali questi neonati erano indicati con il termine di “Proietti”, cioè di gettati. Le pie ricevitrici erano incaricate di ripulire, curare e nutrire il bambino e presentarlo negli uffici comunali per la registrazione dell’atto di nascita e in chiesa per il battesimo.

Ecco la trascrizione integrale di un atto di nascita:

  1. d’ordine 28

L’anno mille ottocento ventidue il dì primo del mese di Febraro alle ore quattordici, avanti a noi, Bernardo Celentano, sindaco ed ufiziale dello stato civile del comune di Piano, distretto di Castellammare, provincia di Napoli, è comparsa Maria Rosa Suarato, di anni trenta, di professione Pia Ricevitrice, domiciliata nella Ruota a Savino, la quale ci ha presentato una bambina avvolta in alcuni panni laceri.

Secondoché abbiamo ocularmente riconosciuto, ed ha dichiarato che la stessa è nata da poche ore nel giorno sudetto del mese di Febraro, anno Milleottocento ventidue, alle ore sette, nella casa della ruota.

La stessa ha dichiarato di dare alla medesima il nome di Maria.

Data a nutrire ad Orsola Gargiulo.

La presentazione e dichiarazione anzidetta si è fatta alla presenza di … [due testimoni]

(Archivio Comunale, Piano di Sorrento, Libro Nati 1822, n°28)

Maria Rosa Suarato era nata intorno al 1789 e svolgerà questo lavoro per un paio di decenni.

Un’altra Pia Ricevitrice, Grazia d’Esposito, sarà attiva fino al 1863; figlia di Pietro, era nata nel 1814 e il suo domicilio privato era in Strada Iommella Piccola (Libro dei Nati 1861 n°2 e 1863 ni16, 21, 39). Fu sostituita da Serafina Stinca fu Giuseppe, che abitava in Strada S. Sergio, attiva ancora nel 1865, l’anno della separazione di Sant’Agnello da Piano (Libro dei Nati 1865 ni 4, 10, 403).

Nel 1818 – quando ancora un solo comune, il Piano, comprendeva gli attuali Piano di Sorrento, Meta e Sant’Agnello – furono trovati nella Ruota 26 bambini; nel 1822 ne furono trovati 21; nel 1823, invece, furono 37, più altri 6 nati da “genitori incogniti”.

Nell’analoga documentazione del Comune di Vico Equense a provvedere ai bambini abbandonati nella Casa dei Proietti, che stava nel Casale di San Ciro, era una levatrice: nel Libro dei Nati del 1820 è Fortunata Vervena, nata intorno al 1760 e domiciliata nello stesso casale. Solo una decina gli abbandonati di quell’anno.

Ben diversa la situazione della vicina Castellammare, che con 15.000 abitanti era il comune più popolato della Provincia di Terra di Lavoro (oggi di Napoli e di Caserta); soprattutto era il centro produttivo più importante a supporto delle attività armatoriali del Golfo di Napoli e dintorni. I suoi cantieri mercantili, per numero e dimensioni dei bastimenti varati, superavano tutti gli altri cantieri del Golfo di Napoli e dintorni. Mastri d’ascia, cordai, velai, bozzellai, fabbri, bottai producevano tutto quello che poteva servire per completare l’armamento; molte le donne che lavoravano.

A Castellammare la “Ruota” era alla Licerta, non lontano dalla Cattedrale, nel reticolo di case a ridosso del porto e delle spiagge dove c’erano i cantieri navali mercantili. La pia ricevitrice più assidua nella prima metà dell’Ottocento era Rachele Spina. Figlia di un falegname, Andrea, era nata intorno al 1796 e aveva sposato un falegname di mare, Luigi Girace, cioè un mastro dei cantieri mercantili. Quando morì nel 1859, era già vedova e lasciò quattro figli maggiorenni.

Negli anni esaminati, il 1849 e il 1852, il numero dei bambini abbandonati nella Ruota è molto elevato: 124 e 115, numeri che fanno pensare a un considerevole disagio sociale. Eppure in un tale contesto è doveroso segnalare casi particolari, non rari, di donne nubili, che dopo il parto, invece di disfarsi del neonato abbandonandolo nella Ruota, o peggio, decisero di tenerlo e di registrarlo all’anagrafe con il proprio cognome: Catella Vollano (di anni 20) Filatrice partorisce e riconosce il neonato a cui conferì il nome Catello e il cognome Vollano; Rosa Russo, filatrice di 30 anni partorì e riconobbe la neonata dandole il nome di Maria Catella Russo (18.01.1818); e così si comportarono anche Maria Domenica Martoriello (16.03.1852), Cimmino Raffaela (28.01.1852), Agnese Negro (20.04.1852), Teresa Vitale (14.10.1852). Per la mentalità corrente dei tempi sono comportamenti da donne coraggiose e generose, consapevoli di come saranno considerate dall’opinione pubblica, che decidono di crescere un figlio senza avere un marito.

Un altro compito delle pie ricevitrici era quello di provvedere al nutrimento e alla sistemazione provvisoria dei bambini abbandonati nella Ruota: Antonino, raccolto dalla Suarato a novembre del 1819, venne nutrito da Maria Rosa Petagna; Francesco Saverio da Maria Teresa Somma, (Libr Nati 1819 n°224 ); Rosa da Caterina Mascone, moglie di Filippo Murli (Libro Nati 1819, n°224).

Infine dovevano occuparsi della sistemazione definitiva degli esposti: o affidandoli a una famiglia disponibile a crescerlo o, inviandoli alla Casa dell’Annunziata a Napoli, l’AGP (l’Ave Grazia Plena). Essa era una grande istituzione caritativa e assistenziale, fondata a Napoli nel 1304 da Angelo e Jacopo Scondito, i quali nel 1343 ottennero l’appoggio della regina, Sancia di Majorca, moglie di Roberto d’Angiò; ma anche centro finanziario e politico del ceto mercantile e artigianale napoletano, che aveva il suo centro nello spazio che oggi è Piazza Mercato, allora Campo del Moricino.

La prassi assistenziale adottata a Napoli con la Ruota dei Proietti a Forcella, ancora oggi visibile, si ispirava ad analoghe iniziative che a partire dal Seicento erano state intraprese a Roma (Ospedale di Santo Spirito in Saxia), Milano (Ospedale di Santa Caterina alla Ruota di Milano), Firenze (Santa Maria degli Innocenti di Firenze).