Bimbo ucciso, processo: parla la psichiatra infantile

Carmelinda Falco che ha visitato la sorellina del piccolo Giuseppe, nella sua visita riferisce che la piccola ha raccontato: “Papà Toni mi ha messo sotto il rubinetto tenendomi la bocca aperta, mi voleva affogare”

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Procura Napoli Nord, foto tratta da procuranapolinord.it

Redazione – Al processo che è in corso a Napoli per la morte del piccolo Giuseppe, parla la psichiatra infantile, Carmelinda Falco, che ha visitato la sorellina del bimbo.

Nella sua visita riferisce che la piccola ha raccontato: “Papà Toni mi ha messo sotto il rubinetto tenendomi la bocca aperta, mi voleva affogare”, altre parole raccapriccianti che emergono in questa tragica ed amara vicenda che ha visto coinvolti tre piccoli bambini.

La dottoressa si recò all’ospedale Santobono il 29 gennaio, vide la piccola in dei reparti ben protetti, e raccontò, le sue parole sono state anche registrate, che la mamma non ebbe che una reazione solo verbale, ossia: “Basta li stai uccidendo”. Quando ella sollecitò la bambina a riferire se la mamma avesse avuto anche degli atteggiamenti di reazione di altro genere, la piccola, racconta la psichiatra infantile, che la donna non ha avuto mai “una difesa fisica dei bambini”.

In poche parole è restata inerme di fronte a quello che accadeva davanti ai suoi occhi.

La dottoressa rispondendo alle domande del pm Izzo, ha descritto lo stato psicologico della bimba, ascoltata anche in incontri protetti, nell’ospedale Santobono dove era ricoverata.

Aveva escogitato un piano: “Per difendersi aveva creato una strategia: fingeva di svenire. Una strategia che aveva suggerito anche a Giuseppe e a noi, che la stavamo aiutando, in quanto ci riteneva in pericolo”.

La bambina, ha anche confermato la neuropsichiatra infantile Falco, aveva anche chiesto aiuto alla maestre che però hanno fatto orecchie da mercante, e le aveva detto di chiamare i carabinieri e non sono stati chiamati.

GiSpa