Covid in Campania, è di nuovo pieno il Cotugno: via al piano B per recuperare posti letto

Il rischio dell’impennata dei contagi dovuti ai rientri dall’estero

Newfotosud Renato Esposito

Di Ettore Mautone (Fonte ilmattino.it)

Il rischio dell’impennata dei contagi dovuti ai rientri dall’estero; il mancato rispetto dell’isolamento fiduciario a casa da parte dei viaggiatori in attesa di tampone; i giovani che ritengono il prelievo nasofaringeo, prenotato al rientro dalle vacanze, una pura formalità o una mera seccatura da espletare al più presto per tornare a popolare assembramenti senza alcuna precauzione (mascherina) o distanziamento di sorta. Per finire la leggerezza con cui, alcune persone individuate come contatti di soggetti positivi al Covid, all’interno dei programmi di screening delle Asl e anch’essi in attesa di test e prelievi nasofaringei, violano la quarantena incubando così il virus, quando positivi, a casa o al lavoro. È questo il sottobosco in cui il Coronavirus si muove agile in queste ultime settimane innescando di continuo nuovi focolai epidemici. E non è un caso se l’unità di terapia subintensiva del Cotugno sia ora satura, comportando la necessità di rimodulare l’offerta assistenziale in tutti gli ospedali della regione. Il manager Maurizio Di Mauro avverte: «Siamo un hub e accogliamo pazienti da tutta la regione. In questa fase abbiamo deciso di trasferire i casi meno gravi altrove per aumentare la capienza».

In Campania sono tre (A, B, C) gli scenari disegnati dall’Unità di crisi e dalla Regione per fronteggiare sul piano dell’assistenza ospedaliera altrettante fasi epidemiche secondo un gradiente di complessità crescente che potrebbe presentarsi da qui ai prossimi mesi. Alla saturazione del 90% dei posti letto disponibili di Pneumologia e Malattie infettive (degenza ordinaria) ma soprattutto di Terapia subintensiva (dedicata ai pazienti in insufficienza respiratoria che necessitano di ventilazione assistita) e di Rianimazione (per i pazienti da intubare in quanto in imminente pericolo di vita) è previsto che si passi dalla attuale fase A, a bassa intensità epidemica, alla B (media) e poi alla C (alta) con un alert che scatta all’occupazione del 90% dei posti. Sullo sfondo resta sempre il più ampio, articolato e complesso piano che risponde alle linee guida nazionali per attestare a più alti standard i posti letto di Terapia intensiva e subintensiva e potenziare i livelli di assistenza sul territorio agendo su distretti e dipartimenti di prevenzione.
Il polso della situazione ospedaliera viene costantemente monitorato al Cotugno, principale hub per le malattie infettive. Qui confluiscono i malati affetti da Sars-Co-2 sintomatici da tutta la Campania. L’ospedale dispone di 250 posti letto di degenza (trasformati interamente in Covid durante l’emergenza e oggi tornati alle attività ordinarie) e un corpo G dotato di 60 posti letto ad alto isolamento individuato come area Covid e attualmente solo in parte impegnato con 16 posti ordinari, 8 di terapia sub intensiva e 8 di Rianimazione. Al Cotugno attualmente sono 16 i pazienti ricoverati di cui 8 ventilati, altrettanti in degenza ordinaria (2 negativi e 6 sospetti). Trasferiti in degenza non Covid, al Monaldi, due pazienti intubati in terapia intensiva che in 10 giorni si sono negativizzati. A Napoli c’è anche il Covid center dell’ospedale del mare dove sono occupati 16 su 24 posti di degenza ordinaria mentre sono tutti i 6 di intensiva e 6 di sub intensiva. Al Cotugno ieri sono per esempio arrivati 4 croati (una intera famiglia con febbre e tosse) di Teverola, un cittadino di nazionalità cinese che lavora in un centro commerciale a Napoli est con febbre e insufficienza respiratoria e un altro paziente ricoverato in Pneumologia. In questa fase i pazienti meno gravi saranno trasferiti dove c’è posto ricoverando al Cotugno i casi più complessi.

In questa fase A sono complessivamente disponibili 92 posti a Napoli (32 al Cotugno, 36 a Napoli est, 14 al Cardarelli, 10 alla Federico II compresi pediatrici e gravide) di cui 40 sono occupati, 36 ad Avellino e Benevento (18 al Moscati e altrettanti al San Pio) di cui 4 o 5 occupati, 40 a Caserta al Covid center di Maddaloni (di cui solo 3 occupati) e 33 a Scafati dove un paziente è intubato su 4 posti di intensiva disponibili mentre in degenza ci sono 16 posti occupati su 33 di cui ventilati in sub intensiva 3. Se scattasse la fase B per Napoli e provincia i posti al Cotugno raddoppierebbero a 64, rientrerebbero in gioco i 70 del Loreto, alla Federico II si arriverebbe a 29 unità a cui andrebbero aggiunti i 12 della Vanvitelli e 38 di Boscotrecase per un totale di 263. Nelle altre province avremmo disponibili i 23 posti di Ariano irpino, i 24 del Sant’Anna di Caserta con altri 16 a Maddalena (in totale 56). E poi i 24 posti al Ruggi, 28 al Da Procida col potenziamento di Scafati e di Agropoli per un totale generale di 550 unità assistenziali ospedaliere. Infine la Fase C: oltre al potenziamento delle disponibilità di tutti i presidi si aggiungerebbero i posti di Pozzuoli, Frattamaggiore e Ischia per arrivare a sfiorare su scala regionale i mille posti letto ripartiti in 210 di terapia intensiva, 204 di sub intensiva e 563 di degenza ordinaria. Contemporaneamente si dovrebbe lavorare all’attivazione dei Covid modulari di Salerno e Caserta che aiuterebbero a raggiungere la dotazione strutturale complessiva di 834 posti di terapia intensiva (Covid e non Covid rispetto agli attuali 335) e 406 di subintensiva per attestarsi allo standard richiesto dal ministero della Salute rispettivamente di 1,4 e 0,7 posti letto per ogni 10 mila abitanti.
Intanto nel bollettino di ieri i positivi del giorno scendono a 34 su 1.404 tamponi di cui 24 provenienti dall’estero o contatti di precedenti casi di rientro a fronte di nessun decesso, la sostanziale stabilità dei ricoveri ma anche zero guariti e un indice di infettività ancora alto che sfiora 2. Uno scenario in cui sono oltre 2 mila i tamponi eseguiti solo a Napoli su viaggiatori di rientro dal 13 agosto, 16 i controlli nasofaringei effettuati ieri al Capilupi di Capri e l’intensificazione dei controlli sul focolaio di Sant’Antonio Abate con 110 contatti da testare a Lettere e 50 a Gragnano di cui alcuni non rispettano la quarantena e sono non tracciabili all’arrivo delle Usca. Dopo due settimane anche a Ercolano è stato registrato un nuovo caso, una ragazza ventenne presa in cura appena ha manifestato i primi sintomi con un alert fatto partire dal sindaco.

Fonte ilmattino.it