Dopo il fuoco sul Monte Faito ecco i turisti

Gli alberi portano ancora i segni di quel brutto ricordo ma i problemi sono rifiuti e plastica

 

Redazione – Lo scorso anno in questo stesso periodo ci fu il fuoco a farla da padrone e gli alberi ne portano ancora i segni di quel brutto ricordo ma oggi ecco arrivare i turisti, ma ora i problemi sono rifiuti e plastica. 

Era di Ferragosto quando fu appiccato del fuoco da un 60enne di Vico Equense, che poi messo alle strette confessò, che si propagò su 18 ettari di bosco e le alte fiamme si propagarono per due giorni, ma non solo perché da esse ne nacquero tante altre che attanagliarono la verde montagna che divide la Penisola sorrentina con la zona stabiese.

Furono dei momenti senza tregua, notte e giorno si combatteva contro di esse e si temeva, anche in qualche caso, pericolosamente per le case che erano nei paragi, ma oggi quei momenti sembrano un ricordo, che però resterà sempre vivo specie nelle zone di Pimonte ed Agerola.

Un ricordo perché con l’apertura della funivia c’è stato il rilancio giacché molti turisti, anche qualche vip, prendendola vi salgono specialmente per vivere qualche momento di aria salubre, ma anche grazie a chi dopo l’infausto evento si mosse, come le istituzioni, i volontari e gli imprenditori.

Contento di questo è Tristano dello Joio, presidente del Parco dei Monti Lattari, perché il primo obiettivo è stato raggiunto: quello di riportate la gente sul Monte Faito, però sottolinea che bisogna

vigilare perché la natura venga rispettata. Anche se non lo è molto perché i volontari del nucleo delle ‘guardie ambientali’, che è nato dalla collaborazione di Comuni, Parco ed associazioni, hanno dovuto ripulire le aree picnic che sono state lasciate colme di rifiuti e plastica, ed hanno ritrovato faggi secolari vandalizzati e resti di falò accesi in mezzo ai boschi.

Ma oltre a ciò ci sono anche altri problemi: il piazzale è al buio, degli ingombranti da smaltire da aprile, ancora ci sono i prefabbricati del cantiere Eav, qualche impalcatura rimasta in piedi e tanto disordine. Insomma ancora c’è da fare se si vuol presentare una ‘faccia pulita’ del Monte Faito.

GISPA