Il portale catalano ed il cosiddetto ‘Casone’

Ciro Ferrigno ne ‘il racconto del lunedì’ parla di questa grande casa in Via San Giovanni, a Piano di Sorrento, dove è ubicato questa porta monumentale

Potrebbe essere un'immagine raffigurante porta e muro di mattoni

Sotto la dominazione dei Durazzo e degli Aragonesi il Regno di Napoli vide a lavoro un gran numero di maestranze provenienti dalla Spagna, fin dall’inizio del XIV secolo. La presenza dei catalani era riscontrabile sia nella cultura che nel commercio ed il periodo più significativo fu quando regnò Alfonso V d’Aragona (1442-1458). Artigiani di origine spagnola erano esperti nella lavorazione della pietra e si servivano della collaborazione di maestranze locali, per realizzare opere civili e religiose, avendo come riferimento lo stile tardo gotico spagnolo. In particolare il portale catalano è caratterizzato da un arco depresso inquadrato in una cornice rettangolare incurvata a giogo o a corona, che finì per diffondersi rapidamente in tutta la Campania. Dopo secoli un portale di questo stile resta a confermare la presenza di un palazzo di una certa importanza, tante volte unico elemento rimasto in piedi e ben conservato anche in ambienti oggi decaduti se non proprio abbandonati. Un artistico portale durazzesco-catalano testimonia la nobiltà e l’agio di una famiglia in un palazzo di un certo prestigio, che oggi, molto spesso ci appare rifatto dopo le traversie dei secoli, come terremoti, alluvioni e danneggiamenti di ogni genere.

In Via San Giovanni a Piano c’è il Casone, che è una grande casa quattrocentesca, posta quasi di fronte alla cappella, che conserva proprio un portale di stile catalano, in piperno; il popolo indica la costruzione con questo nome, perché spicca rispetto agli edifici vicini. Nel cortile, due grandi pilastri in piperno sostengono le logge del piano superiore. Questi elementi significativi lasciano supporre che nel secolo XV la dimora sia stata di proprietà dei Maresca, i quali avevano edificato già nel 1326 la chiesa di San Giovanni, posta di fronte. Proprio alle famiglie Cota e Maresca è collegato il Beneficio di San Giovanni. Le due nobili casate affidarono al parroco di San Michele un congruo lascito per assicurare la Cappellania domenicale e festiva nella chiesetta, la conservazione e manutenzione del fabbricato, la celebrazione annuale della festa di San Giovanni Battista, e la beneficenza ai poveri, a preferenza dei due casati, residenti nella Parrocchia. Lo stesso beneficio prevedeva altresì elargizioni per avviare al sacerdozio giovani di famiglie povere, ed un aiuto per i sacerdoti bisognosi. Per ironia della sorte un Maresca, don Mariano, che fu eletto primo rappresentante del nostro territorio al Parlamento postunitario di Torino, quando tornò in paese da questa esperienza politica, in grande povertà, non poté beneficiare di questo antico lascito, avendo fatto, in precedenza, atto di rinunzia.

È presumibile che per un certo periodo la chiesetta di San Giovanni sia stata la cappella gentilizia dei Maresca, ancor prima di quella del Palazzo di Sopramare, anche in considerazione del fatto che, ad un certo punto, rimasero da soli a gestirla. Se l’antico portale potesse parlare, certamente avrebbe molto da raccontare, dagli antichi fasti del Quattrocento a tutte le vicende storiche che si sono sedimentate nel corso dei secoli, fino alla semplice ma dignitosa condizione dell’oggi. Via San Giovanni è un luogo dove tutto muta e tutto resta uguale, nel silenzio dei secoli. Ma quando tutto tace, sono le pietre a parlarci della loro storia.

Le fotografie sono dell’amico Antonio Spasiano che ringrazio