“La Croce”, quella del terremoto del 1980 e quella del Covid-19 della Settimana Santa

Il racconto del lunedì di Ciro Ferrigno ci parla che divieti, pandemia, il rischio di contagio, incomprensioni, sono una scossa di terremoto assai forte, devastante, che tutto distrugge e riduce in polvere

Potrebbe essere un'immagine raffigurante il seguente testo "tra le schiere furon visti risorgere Oberdan, Sauro, Battisti 10 Aprile 2020"
Foto tratta dal diario di Facebook di Ciro Ferrigno

La prova generale, già l’avevamo fatta, con il terremoto dell’Ottanta. Tutto succede in un tempo breve, assai breve. Finita la prima scossa, quella forte e distruttiva, senti il bisogno di scappar via da casa, hai bisogno di poggiare i piedi sul terreno, di stare all’aria aperta. Hai pochi secondi, quando, prima di fuggire afferri qualcosa che per te è tutto, è quel filo che ti lega alla vita, qualcosa di cui non potresti fare a meno. Ti ritrovi per strada avendo tra le mani una fotografia, una Madonnina, un oggetto forse inutile, ma che contiene il senso stesso della tua vita.

C’è tanta analogia con quello che è successo stanotte. Il Priore non poteva rinunziare a quello che ha fatto. Da quando avevano deciso di vietare le processioni della Settimana Santa egli non dormiva più, sentiva su di sé tutto il peso, il tormento e la responsabilità di non spezzare la tradizione secolare che è la vita stessa e l’identità del nostro popolo. Non sopportava l’idea di lasciare alle generazioni future delle pagine bianche, una catena spezzata. Divieti, pandemia, il rischio di contagio, incomprensioni, sono una scossa di terremoto assai forte, devastante, che tutto distrugge e riduce in polvere. Ma dalle macerie una cosa, una sola cosa, la devi salvare, afferrandola con tutte e due le mani e se non lo fai, è la fine!

Nel cuore della notte ha indossato la veste nera ed è sceso in strada portando alta nel vento freddo, nell’aria cupa, solo la Croce, quella col bianco velo del sudario. L’essenziale. Infondo tutto quanto vediamo sfilare in processione è solo l’accumulo di anni e secoli di storia,della pietà popolare. Il Priore questa notte è andato indietro nel tempo, tanto indietro da ritrovarsi faccia a faccia con lo stesso Gesù Cristo coronato di spine, carico della croce, nella solitudine delle vie di Gerusalemme!

Ha percorso nel silenzio più assoluto, sfidando il ferreo coprifuoco, le stradine più antiche di Carotto, Gottola, Madonna di Rosella, Bagnulo, Santa Margherita, San Michele e sapeva che altri Neri non avrebbero dormito, che avrebbero atteso sull’uscio socchiuso il passaggio della Croce, per unirsi al muto corteo. Undici uomini, in nome e per conto di un popolo intero, undici, per ricordarci che sempre sarà con noi Giuda Iscariota!

Dietro quei pochi confratelli seguiva una turba di ombre silenziose, che tenerezza a vederli, tutti i nostri morti, tenendosi per mano, giunti al richiamo della Croce e hanno sfilato a passo lento, trattenendo il pianto, ben conoscendo lo strazio del popolo per i figli che avrebbe perso nel lungo e tormentato periodo dell’epidemia: Patrizio, Luigi, Mario, Martino, Ciro, Pietro, Franco e Michelina e tanti altri ancora…

Ora il Priore dorme, ha tenuto fede al suo proposito, non mancheranno pagine alla storia, ha messo in salvo quella Croce del Venerdì Santo, identità della nostra gente. Ora dorme sereno, lasciamolo riposare!