La Festa delle Maggiaiole e la promessa di matrimonio

Ciro Ferrigno in ’50 Anni di gite’ parla di quella che fu fatta in Irpinia, dove questa festa non è altro che dell’incontro tra due processioni, una proveniente da Conza della Campania, l’altra da Sant’Andrea di Conza

Foto tratta dalla pagina di Facebook di Ciro Ferrigno

(Fonte Ciro Ferrigno – 50 Anni di gite)

Il 26 maggio 2001, era di sabato, andammo in Irpinia, per assistere a una manifestazione di carattere religioso, la “Festa delle Maggiaiole”. In realtà si tratta dell’incontro tra due processioni, una proveniente da Conza della Campania, l’altra da Sant’Andrea di Conza. Il luogo è sulla strada, al confine tra i due Comuni. Secondo la leggenda, in questo giorno, quelli di Sant’Andrea rivedono la Madonna che, in tempi antichi, si sarebbe rifugiata a Conza a causa del loro cattivo comportamento. Quindi è una processione penitenziale con lamenti e suppliche di espiazione. La Madonna è preceduta da ragazze, con in capo una coroncina di uva spina, le quali cantano le lodi alla Vergine della Gaggia. Dopo la messa, le corone vengono lasciate cadere a terra e ogni ragazzo può raccoglierne una. L’atto significa chiedere “la mano” della ragazza che la indossava. Nasce così una promessa di matrimonio.

La manifestazione, che è un po’ la festa della gioventù, era stata evitata a lungo per volontà degli abitanti di Conza. Infatti, la città di antiche e nobili origini, già sede di Arcidiocesi e capoluogo di un vastissimo territorio, era andata completamente distrutta la sera del 23 novembre 1980 dal terremoto. Erano morte 184 persone, in prevalenza giovani e i superstiti, giustamente, dicevano di non avere più nulla da festeggiare. Ci vollero venti anni perché si riaccendesse la fiamma della speranza, figlia della rassegnazione e tornasse il rito delle Maggiaiole.

Riuscimmo a essere presenti all’incontro tra le due processioni, i due Sindaci, i due parroci, ricordo i saluti e le strette di mano, sul filo di una tradizione, divenuta parte del rito. Ci furono anche le preghiere comuni e la benedizione finale. Piacevole l’itinerario dei due cortei che si svolgeva in prevalenza nel verde della campagna, dove l’aria era purissima e si sentiva il profumo dell’erba e delle ginestre. La Festa delle Maggiaiole o delle Coroncine o della gioventù era stata oggetto di battute scherzose e di risate nel pullman, dove improbabili vergini nostrane, meditavano di partecipare al getto delle coroncine, per procurarsi un nuovo marito!

La statua della Vergine portata in processione, è venerata nella moderna con-Cattedrale. Dopo il sisma dell’Ottanta seguirono anni di discussione, circa la ricostruzione di Conza e alla fine prevalse l’idea del nuovo insediamento, contro chi chiedeva di ricostruirla com’era e dov’era. Il vecchio borgo, di grande bellezza, non offriva gli spazi necessari per una ricostruzione organica e sicura. I lavori di rimozione delle macerie, hanno portato alla luce una grande quantità di reperti archeologici e ciò che rimane del foro romano. Oggi è un parco archeologico.

La perdita del vecchio borgo, sostituito da un insediamento anonimo, è stata uno dei danni più gravi, imputabili a quel terremoto. Voglio riportare la descrizione di Conza che si trova su una vecchia guida Veronelli del 1969: “Assommato sul colle, è paese di rara bellezza per le umili case e le viuzze ferme nel tempo, per i portali in pietra scolpita, per la semplice Chiesa Cattedrale (notevoli, all’interno, le tele, il pulpito e l’organo) e l’immenso panorama.”

Nel marzo del ’20 e nel maggio del ’24 abbiamo rivisto la Madonna della Gaggia, diventata ponte tra due tempi, il prima e il dopo terremoto, tra la morte e la vita, tra il pianto e la speranza di rinascita.