La storia d’amore ed il Cantico dei Cantici

Ciro Ferrigno ne ‘Il racconto del lunedì’ parla di questa dolce malattia

In questo cassetto ci sono poche cose tue, qualche fotografia, qualche dedica, pagine di un diario, una musicassetta di Mango, delle cartoline con l’iniziale del tuo nome al posto del francobollo e certi biglietti ferroviari dove si leggono a malapena mese ed anno: luglio 1992. È tutta roba che non serve a niente, ogni cosa è al suo posto nell’anima, ancora e sempre, dopo trent’anni di vita e di morte. In un angolo dello stesso cassetto un libricino sgualcito di poche pagine, è una copia del “Cantico dei Cantici”, che ricordo di aver cercato invano, più volte, senza mai trovarlo in questi anni. Certe volte le cose hanno le gambe, camminano da sole e vanno a cercarsi un posto dove stanno bene, dove possono ritenersi al sicuro. Nulla da aggiungere; la storia d’amore con te è stato il mio Cantico dei Cantici.

“Il tuo amore migliore del vino”, quel poco di vino freddo, quelle sere assieme, quando la calura del giorno cedeva man mano al refrigerio della notte e si cenava all’aperto nei bistrò…

“Son belle le tue guance adornate, il tuo collo di pietre preziose” depositari di baci e carezze, poi dei sogni notturni ad occhi aperti, quando vita e sogno erano una cosa sola…

“Io sono la rosa della pianura il giglio delle valli” ed eri tra le mie braccia come fascio di fiordalisi colti ai Piani di Castelluccio, quando i tuoi occhi tingevano di azzurro tutto il mondo intorno ed avevano la luminosità del cielo estivo e del mare nelle notti di luna piena…

“Sostenetemi con dolci nutritemi con frutti perché malata d’amore son io”. L’amore è dolce malattia che rende le notti insonni e i giorni vuoti se non si nutre di quella presenza ed io ti cercavo ovunque, mi bastava solo vederti per sentirmi sazio…

“Mi alzerò, ecco, e girerò la città, per le strade e le piazze; cercherò colui che la mia anima ama”. Tutta la città, da cima a fondo, strade e piazze ma pure vicoli e viali, slarghi e pure sentieri e strade in terra battuta su per colline e montagne. L’anima comanda, i passi ubbidiscono e si fermano solo dinanzi a te…

“Uscite e guardate, o figlie di Sion com’è il re Salomone con la corona di cui sua madre lo incoronò nel giorno delle sue nozze, nel giorno della gioia del suo cuore”. È questo, il giorno della gioia per il tuo cuore, ho fatto tanta strada, sono venuto solo per dirti ti amo ed incoronarti con le infinite gemme del mio amore!

“Sessanta sono le regine, ottanta le concubine; le vergini senza numero”. Ci sono altre persone in questa città oltre te? Non ne vedo! Viaggiano altre persone sul tram con noi? Non ne vedo. Oltre la tua presenza, la città per me è un deserto…

“Io sono del mio amato e su di me è il suo desiderio”. Desiderio che vive venticinque ore su ventiquattro, inesauribile, eterno, immutabile per sempre.

“Ponimi come sigillo sul tuo cuore come un sigillo sul tuo braccio perché forte come la morte è l’amore tenace come l’inferno la passione; le sue fiamme sono fiamme di fuoco della fiamma del Signore”. Abbiamo sperimentato la vita e la morte e quella fiamma divina che brucia sempre, qui ed oltre lo spazio ed il tempo…

“O tu che risiedi nei giardini i compagni sono in ascolto: fammi sentire la tua voce”. Parlami in un alito di vento, nell’acqua d’un torrente che scende verso valle, nelle onde marine, nel canto degli uccelli o in quelle dei grilli nelle notti estive. Io sono in ascolto da sempre, da quando tu dettavi ed io scrivevo il nostro “Cantico dei Cantici”.

el virgolettato parti di versi tradotti dall’Ebraico antico da Giancarlo Lacerenza.