La Terra Santa, le antiche pietre e le pagine ingiallite

Ciro Ferrigno ne ‘il racconto de lunedì’ oltre a parlare di essa e dei lavori di recupero e sistemazione, consolidamento e pulitura, parla di come potessero essere legate in maniera così forte la vita religiosa e quella civile del paese

Foto tratta dalla pagina di Facebook di Ciro Ferrigno

Recenti lavori di recupero e sistemazione, consolidamento e pulitura, sono serviti a restituire alla comunità gli spazi della Terra Santa che un tempo venivano utilizzati per la sepoltura dei sacerdoti della Basilica di San Michele in Carotto. Le salme venivano calate nello spazio criptico attraverso delle botole che si aprivano nel pavimento della sagrestia e lì trovò riposo anche il Parroco Angelo Tobia Cennamo, morto per la peste del 1656.

Probabilmente altri lavori di scavo porterebbero alla luce ancora spazi sotterranei e altri oggetti, un po’ come avvenne nel 1886 quando si provvide a sostituire il vecchio pavimento; allora emerse materiale riconducibile alla chiesa primitiva, se non al tempio pagano preesistente, come fa supporre l’iscrizione di un sarcofago ivi rinvenuto. Infatti nelle fondamenta, furono trovati un muro con mosaico, due mortai sfondati, alcuni vasi lagrimali ed un sarcofago o urna cineraria. In un lato del detto sarcofago, si vede un cerchio e nell’altro l’iscrizione: Diis Manibus quo iussi Isocrys.

D’altra parte, prima dell’Editto napoleonico di Saint Cloud del 12 giugno 1804 tutti venivano seppelliti in chiesa; alcune famiglie avevano altari privilegiati, come pure avveniva per i confratelli della Morte ed Orazione che, già dalla fondazione aveva sede proprio nella Basilica dell’Arcangelo Michele.

È impressionante considerare come, già a partire dagli inizi del XVI secolo potessero essere legate in maniera così forte la vita religiosa e quella civile del paese; in realtà la chiesa, proprio attraverso le confraternite, offriva ai propri iscritti ed a tutta la popolazione, in genere, quei servizi che solo secoli dopo sarebbero passati allo Stato. L’assistenza ai malati, alle vedove, agli orfani, la convalescenza, la sepoltura ecc. nel mentre assegnava compiti importanti, gravosi ed essenziali alle Confraternite, d’altra parte riconosceva loro un ruolo di primaria importanza dal punto di vista sociale e quindi anche opportunità di arricchimento e di prestigio.

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Foto tratta dalla pagina di Facebook di Ciro Ferrigno

Negli ambienti della Terra Santa recuperati ed aperti al pubblico, l’Arciconfraternita Mortis et Orationis mette in mostra documenti che parlano di fatti antichi, vecchie memorie, antichi allori. Il materiale riguardante la peste del 1656, l’erezione a Collegiata di San Michele nel 1726 con la monumentale bolla papale, documenti che parlano di costi per l’acquisto di spazi per l’apertura di uno slargo nella parte absidale della chiesa, così come per l’ampliamento della sacrestia ecc. sono documenti scritti da un amanuense con una calligrafia magnifica che ricostruiscono secoli di storia della nostra comunità.

Noi siamo cresciuti su noi stessi, utilizzando spazi già utilizzati, usando pietre antiche per riedificare, alzare, allungare, rinforzare, riciclando tutto, come si dice che nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. È un riciclo inarrestabile ed una sovrapposizione di civiltà a civiltà, dove tutto si nasconde e, tutto prima o poi, torna alla luce.

La Terra Santa recuperata ed aperta al pubblico, le antiche carte della Morte ed Orazione offerte alla lettura di chiunque voglia, sono stimoli per ciascuno di riappropriarci della nostra storia ed il Priore Michele Gargiulo con entusiasmo e passione si fa missionario perché ciò avvenga. La nostra storia antica è scritta due volte, nelle pietre che tornano alla luce e nelle pagine ingiallite di libroni aperti senza diffidenze e gelosie. Impariamo ad amarle.