Lacrime d’amore e l’immenso dolore di una perdita

Ciro Ferrigno ne ‘il racconto del lunedì’ parla della morte della sua cagnolina Sophie

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Foto tratta dal diario di Facebook di Ciro Ferrigno

Ad un mese dalla scomparsa della cagnolina Sophie il dolore è immenso, inconsolabile, e mi trovo a dar ragione a tutti quelli che me lo dicevano, che talvolta si soffre più per la perdita di un cane o un gatto che per una persona di famiglia. La ritenevo un’affermazione assurda, quasi blasfema, ma mi rendo conto che non avevano torto. È un qualcosa di incomprensibile, per chi non lo sperimenta. Nel mio caso, se il dolore per la perdita di quella bestiola deve essere pari all’amore che ho provato per lei in vita, devo penare ancora a lungo.

Ma cos’è che rende questo dolore così forte ed inconsolabile? È il vuoto che lascia chi ha dimostrato di amarti in modo incondizionato, pieno, totale ed è il silenzio della teologia. Un familiare che muore, anche nella maniera più dolorosa, lascia un’immensa ferita, un dolore grande, ma che trova lenimento nella promessa della risurrezione, di un ritrovarsi in Dio. Noi siamo legati al Creatore da un filo che ci sostiene e ci permette di vivere, è quello dell’amore che ognuno sperimenta verso la vita, il prossimo, il creato e le sue creature e questo esile cordone un giorno ci solleverà fino al Creatore che non guarda i peccati, che sono parte della nostra stessa natura, ma l’amore che abbiamo voluto e meritato. Null’altro interessa a nostro Signore, che ha deificato l’Amore.

La ragione mi spinge a credere che anche tutto l’universo risorgerà o, almeno, ogni creatura vivente che, in quanto tale, passa attraverso l’umiliazione della morte. Torneranno alla vita tutti i fiori appassiti, gli alberi secchi, le sorgenti inaridite, le stelle cadute e ogni cosa, restituita alla vita, vi resterà per sempre. Riabbracceremo i nostri cari dei quali abbiamo pianto la morte, riabbracceremo anche i nostri animali per i quali abbiamo sofferto tanto.

Pure Cristo pianse amaramente dinanzi al sepolcro dell’amico Lazzaro, insegnandoci che il pianto è necessario, che è preghiera, è amore che stilla a gocce. Poi disse: Lazzaro, alzati e cammina! E questi uscì fuori dal sepolcro e camminò. Lazzaro è il primo nome, ma Dio chiama ognuno di noi, compresi gli amici a quattro zampe; il Paradiso senza di loro sarebbe pieno a metà. Io non credo all’inferno, al purgatorio, alle fiamme eterne, credo all’inferno del dolore, allo spasimo della separazione, alle lacrime che detergono e purificano. In Dio che è vita e amore, tutto rinasce; se così non fosse, la vita non avrebbe alcun senso, non meriterebbe di essere vissuta.

I nostri antichissimi progenitori venivano seppelliti con gli oggetti che sarebbero serviti nella vita dell’oltretomba; poche cose necessarie a continuare le loro occupazioni. Era la logica di esistenze semplici, alla quale forse dovremmo tornare, perché Dio ci restituirà alla vita come siamo, ma nella serenità di un’esistenza priva di dolore e di morte. Nella mia tomba metteteci una ciotola, il guinzaglio e mi fermo qui per non versare altre lacrime d’amore.