L’asinello di Scanno, la neve con la partenza accelerata ed il capretto

Ciro Ferrigno narra in ’50 Anni di gite’ quella fatta il 13 febbraio 1983 nel piccolo ma affascinante paese abruzzese

(Fonte Ciro Ferrigno – 50 Anni di gite)

Scanno, in Abruzzo, è bella tutto l’anno, in estate come in inverno. Gran parte del fascino di questa località deriva dall’essere stata isolata per secoli e ha maturato una civiltà tutta sua, che poggia in gran parte sulla solidarietà e la condivisione. Nei tempi lontani in autunno si provvedeva alla raccolta della legna da ardere necessaria per affrontare il lungo e rigido inverno, orbene i responsabili della Comunità, dovevano pensare a tutti e consegnare la legna alle persone anziane, ai vecchi, alle donne con bambini e a tutti quelli che per un motivo o un altro non potevano fare la raccolta in proprio; ognuno aveva diritto ad un certo quantitativo, stabilito dagli Statuti Comunali.

La condizione di isolamento ha lasciato un retaggio di straordinario valore. L’antico costume locale è di grande bellezza, quello femminile in particolare e viene usato ancora oggi nel rito del matrimonio. Inoltre a Scanno si lavorano il tombolo, la filigrana e il ferro battuto, ci sono tradizioni che si ripetono da secoli, come i riti della Settimana Santa e i falò in onore di San Martino. A Scanno ogni angolo è bello e ogni momento dell’anno riserva sorprese, com’è bello assaporare la cucina che offre piatti tipici realizzati con prodotti locali di grande genuinità.

Foto tratta dalla pagina di Facebook di Ciro Ferrigno

In quel lontano 13 febbraio 1983 eravamo in gita per la neve e avevamo trascorso tutta la mattinata sui campi innevati contenti di toccare con mano un qualcosa per noi inusuale, sperimentare le discese sugli slittini o nel bob a due o più semplicemente sedere in un locale, vicino alla fiamma del camino, per riscaldarsi e bere una buona tazza di cioccolata. Molte volte, in pieno inverno, il Lago di Scanno si ghiaccia completamente e diventa un motivo in più di attrazione. Una volta, proprio nei pressi dello specchio d’acqua, passando con il pullman, vedemmo un branco di maestosi cervi fermo sotto gli alberi carichi di neve.

Dopo la mattinata nei campi innevati eravamo tutti in ristorante per il pranzo, quando si diffuse la voce che il tempo minacciava, presto avrebbe iniziato a nevicare. L’autista mi chiese di accelerare la partenza per evitare le difficoltà dovute ad una nevicata forte. Due sono le strade che portano a Scanno, quella che sale al Passo Godi raggiungendo i 1800 metri sul mare per poi scendere a Villetta Barrea o la strada assai tortuosa e stretta che percorre le Gole del Sagittario e arriva ad Anversa degli Abruzzi, non lontana da Sulmona. Concluso il pranzo dissi a tutti di raggiungere il pullman al più presto, per prendere la strada del rientro. Sicché, conta e riconta, mancavano due persone, Vincenzo Sciacquariello e la moglie Carmela! E dove sono andati? Era una domanda retorica, infatti tutti sapevano che erano alla ricerca del capretto paesano in qualche angolo del paese. L’autista era nervoso, le persone preoccupate e il tempo diventava sempre più scuro e minaccioso. Decisi di partire alla ricerca della coppia che, in quegli istanti, mi appariva diabolica. Mi feci a correre tutto il paese e non mi ero accorto che non ero da solo, si era unito a me un simpatico asinello, io correvo avanti e lui dietro, a passo veloce, forse in cuor suo voleva aiutarmi; non è forse Scanno il paese della condivisione e della solidarietà?

Quell’anima pura mi accompagnò fino al pullman, dove Vicienzo e Carmelina ridevano divertiti, seduti al caldo, col capretto in borsa e aspettavano me impazienti, per poter partire!