L’edicola di Sant’Antonio in via Caposcannato ed il delitto

Ciro Ferrigno ne ‘Il racconto del lunedì’ narra che a Napoli, un monaco domenicano, Padre Gregorio Maria Rocco (1700-1782), esortò le persone che accorrevano alle sue prediche a realizzare delle edicole e ad illuminarle con dei lumi

Potrebbe essere un'immagine raffigurante albero, natura e strada

Fin dai tempi antichi l’illuminazione delle strade urbane ed ancor più di quelle extraurbane, è stato un problema. Muoversi nel buio delle ore notturne costituiva un grande enigma, quando ne sopravveniva la necessità o l’urgenza. Esistevano fiaccole, lanterne, lucerne che davano un aiuto, ma percorrere un luogo sconosciuto era un’impresa rischiosa. Prima che si diffondesse la pubblica illuminazione con l’utilizzo del petrolio e dell’elettricità, si faceva ricorso a vari espedienti che, in un modo o nell’altro, erano collegati al fuoco.

persone che accorrevano alle sue prediche a realizzare delle edicole e ad illuminarle con dei lumi A Napoli, un monaco domenicano, Padre Gregorio Maria Rocco (1700-1782), esortò le persone che accorrevano alle sue prediche a realizzare delle edicole e ad illuminarle con dei lumi. Lo scopo era duplice, da un lato rendere il dovuto culto ai santi, dall’altro contribuire ad illuminare le strade cittadine. Padre Rocco era molto amato dai napoletani, i quali ben presto si diedero da fare e costruirono edicole, cappelline, altarini, crocifissi, negli angoli delle strade, negli incroci, negli slarghi, ovunque fosse possibile. Nel corso dei secoli tante di queste si sono rivelate delle vere e proprie opere d’arte ed altre sono diventate Icone miracolose, intorno alle quali sono stati edificati dei santuari. Una per tutte l’Immagine della Madonna dell’Arco, veneratissima e come non menzionare la Croce del Lagno, tra Napoli e Portici. Con la costruzione delle edicole, degli altarini ecc. si moltiplicò il numero dei punti luce e diminuirono drasticamente gli agguati notturni, le violenze, le aggressioni, i furti e le violenze carnali.

Naturalmente l’idea geniale di Padre Rocco, da Napoli si irradiò in tutto il Regno e ovunque furono eretti altarini e cappelline, preziose edicole di maiolica e costruirne diventò anche un voto e quindi un ringraziamento per una grazia ricevuta; le edicole, infatti, sono dette votive. Ovunque rimaneva il beneficio indotto dalla presenza di quegli angoli sacri, la luce per rischiarare le fitte tenebre della notte.

Se i centri abitati erano beneficiati dalla presenza delle numerose lampade, non era la stessa cosa per le strade di campagna ed infatti ai Colli di San Pietro un povero viandante, nell’oscurità della notte, fu ucciso dai “briganti”. Nel luogo dell’omicidio fu costruita un’edicola dedicata a Sant’Antonio. Presumibilmente dovrebbe trattarsi dei primi anni dell’Ottocento, quando il Santo di Padova, diventò assai popolare. Infatti, per volere dei Borboni, Sant’Antonio sostituì San Gennaro, reo di aver operato il miracolo della liquefazione del sangue anche in mano ai francesi della Repubblica Partenopea del 1799.

La via dove avvenne il delitto si chiama Salita Caposcannato, nome popolare diventato ufficiale dopo il fatto di sangue o probabilmente si chiamava così già da prima, per la natura del tracciato in salita, con una pavimentazione pericolosa, sconnessa e comunque da percorrere con fatica, a rischio di rompersi la testa. La fantasia popolare attribuì l’omicidio ai briganti, ma forse si trattò di un regolamento di conti, una vendetta per motivi passionali o una semplice rapina finita nel sangue. La penisola sorrentina, territorio limitato per estensione e facilmente isolabile, non mi pare che abbia mai ospitato bande di briganti.

Oggi per noi le edicole votive, gli altarini, i crocifissi stradali sono la luce del tempo passato, un’eredità da difendere e conservare con cura ed amore. Sono essi stessi lampade nella storia del nostro territorio.

Per le fotografie ringrazio Ferdinando Guida