L’assemblea ha ribadito la volontà di proseguire il campionato. La parola dunque passa di nuovo al Governo: i 20 presidenti disposti al dialogo. Andrea Agnelli: “La Juve vuole giocare”. Diritti, la linea non cambia: si aspetta il pagamento dell’ultima rata da parte dei broadcaster tv
di FULVIO BIANCHI (Fonte larepubblica.it)
ROMA – La volontà unanime di “portare a termine la stagione” della serie A, interrotta dal 9 marzo per l’emergenza coronavirus, è stata ribadita stamani dall’assemblea della Lega di A, riunita in teleconferenza per discutere della questione dei diritti tv e della rata, l’ultimo bimestre (220 milioni) ancora in riscossione dai broadcasters. La posizione dei 20 club, che ribadisce quanto fissato lo scorso 21 aprile, arriva all’indomani delle parole del ministro dello sport, Vincenzo Spadafora, che aveva sottolineato come se non si troverà un accordo per la modifica del protocollo per la ripresa, il governo si assumerà la responsabilità di dichiarare chiusa la stagione. Disponibilità al dialogo col Governo “in ottica costruttiva e collaborativa”: la linea espressa ieri dal presidente della Lega di serie A, Paolo Dal Pino, in risposta all’appello del ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, ha trovato stamattina “la piena condivisione da parte di tutte le società”. Insomma, si sceglie la strada indicata dal presidente della Lega di collaborare con il governo, nessun ultimatum come forse voleva qualche “falco”.
I club vorrebbero riprendere ad allenarsi al più tardi il 18 maggio e ricominciare a giocare nel weeend del 13-14 giugno per chiudere entro il 2 agosto. C’è la convinzione di potercela fare. La Bundesliga dovrebbe riprendere dal 16 maggio, Liga di Spagna e Premier dall’8 giugno. La Lega nei giorni scorsi voleva fare un comunicato da mandare al premier Conte chiedendo date certe per la ripartenza: Urbano Cairo era contrario, ha cercato di portare al suo fianco la maggioranza dei club, alla fine non c’è riuscito e non ha voluto firmare. Con lui solo Cellino, n.1 del Brescia. Il comunicato non è mai uscito mentre ieri Dal Pino ha avuto parole concilianti che sono state elogiate da molti club. Andrea Agnelli ha parlato in assemblea e ha detto: “uso il giro: “Mi associo ai complimenti e al consenso di tutti per illavoro del presidente Dal Pino. Ne approfitto per ribadire con forza che la Juventus ha la ferma volontà di concludere la stagione 2019-20. Iniziando gli allenamenti il 18 maggio e le partite a giugno ci saranno modi e tempi per concludere la stagione. Rispettando le indicazioni dell’Uefa e dell’Eca. Voi sapete che non sono molto mediatico e preferisco il silenzio e questo può aver alimentato interpretazioni sbagliate sulla volontà della Juventus. Ma la nostra idea ribadita con forza è portare a termine la stagione”.
Messe a tacere quindi le voci che volevano la Juve fra i club intenzionati a chiudere qui la stagione maledetta. La Juve è ancora in corsa su tre traguardi, campionato, Coppa Italia e Champions. Oggi si è ritrovata l’unanimità amche se ci sono club che di tornare in campo non ci pensano nemmeno (e stanno nascosti). Intanto la La Lega di serie A non cambia la sua linea, e aspetta il pagamento dell’ultima rata da parte dei broadcaster tv, da lunedì. L’assemblea aveva come punto all’ordine del giorno la questione diritti tv: nessuna nuova delibera è stata varata, agli atti sono state portate dopo quella di Sky anche le lettere di Dazn e Img per una ridiscussione dei termini economici visto lo stop al campionato. Ma da parte dei club si attende il versamento dell’ultima rata, in tutto circa 222 milioni. La prossima settimana altra riunione, se non arriverà il bonifico (quasi certo ormai) i club decideranno se fare causa o trattare con le tv. Dipende molto, tutto, se si tornerà in campo. In assemblea si è preso anche atto, con soddisfazione, dell’ordinanza del governatore dell’Emilia Romagna, Bonaccini, che da lunedì 4 maggio consente gli allenamenti individuali dei professionisti anche per gli sport di squadra (il Parma ha detto che vuole aspettare il protocolo, preferisce non rischiare) . Ma anche De Luca, governatore della Campania, pare intenzionato a riaprire gli allenamenti al Napoli. Da parte di Lazio e Roma c’erano state richieste analoghe, possibile che anche Zingaretti apra. Lo stesso diverse Regioni. Molti presidenti sostengono: “E’ illegittimo negare gli allenamenti singoli”. Lo stesso Damiano Tommasi, presidente del sindacato calciatore, ha ribadito che i calciatori hanno diritto a prepaparsi. Che farà adesso il governo? Che farà Spadafora?
Le (tante) incognite e quel protocollo da rivedere
Fra domenica e lunedì confronto fra Cts, comitato tecnico scientifico, e commissione Figc e Fmsi. Restano tanti nodi da sciogliere, forse troppi. Spadafora ha giudicato “inasufficiente” il protocollo messo a punto dal gruppo di lavoro coordinato da professor Zeppilli. Ma toccherà spiegare cosa non va e cosa può essere corretto. Ora Gravina è tornato, con buon senso, sui suoi passi e ha riallacciato i rapporti con Casasco che guida la Federazione medici sportivi. I dubbi da sciogliere sono ancora tanti, dalla responsabilità dei medici, le assicurazioni, i tamponi, gli spostamenti. Ogni partita, anche se a porte chiuse, muove almeno 300 persone, e siccome le partite ancora da giocare sono 124, questo vuole dire che 37.200 persone dovrebbero spostarsi su e giù per l’Italia, considerato anche i campi neutri al Cento Sud visto che in Lombardia e forse anche in Piemonte non è detto che si possa giocare a giugno. E poi, gli altri dubbi. I medici sportivi di 17 società su 20 hanno scritto una lettera alla Figc dove pongono numerosi quesiti. Fra questi anche come “gestire la positività di un calciatore alla vigilia di una partita? partita rinviata, di quanto?”. Il calendario sarabbe molto stretto, complicato trovare date per recuperare in caso di stop. E poi in molti, Antonio Conte in testa, contestano il “ritiro permanente”. Secondo il medico del Sassuolo è “ingiustificato e pericoloso”. C’è da tenere conto inoltre che se si tornasse ad allenarsi in gruppo il 18 maggio, questo significherebbe che i calciatori dovrebbero riprendere dopo un periodo di inattività lunghissimo, l’ultima partita giocata è stata Sassuolo-Brescia il 9 marzo. Una situazione del tutto inedita, e che potrebbe creare problemi non solo psicologici. Molti club aspettano a fare rientrare i loro stranieri sino a quando non si conoscerà la data esatta della ripresa degli allenamenti: ma quando torneranno i vari Ronaldo, Lukaku e c. potranno lo stesso prepararsi individualmente nei ritiri superblindati anche se dovranno rispettare i 14 giorni di quarantena. Poi potranno fare anche le partitelle coi compagni.
Il piano B di Gravina, gli stadi vuoti: sarà un altro calcio
Gabriele Gravina ha spiegato chiaro che non sarà lui a staccare la spina al calcio, non sarà il “becchino” ha detto da Fazio. Ha ragione: tocco al governo, su suggerimento della Cts, decidere che non si può più giocare, che non ci sono le condizioni, che i rischia sono troppo alti. Una responsabilità del genere non può spettare al mondo del calcio. Il mondo del calcio, è vero, deve guardare al futuro: per questo Gravina, per la prima volta, l’altro giorno ha parlato di piano B (C, D), quello che da tempo chiedeva Malagò. Bisogna cominciare a pensare a settembre, quando inizierà la prossima stagione. Bisogna renderci conto che per un anno, se va bene, si continuerà a giocare a porte chiuse. E questo è un dramma non solo per la serie A: pensate ai campi minori, che senso ha una partita di III categoria senza spettatori? Senza nemmeno il tifo degli amici. Ma non ci saranno alternative. Poi, bisognerà anche pensare agli stadi del futuro: capienza ridotta, misure tecnologiche all’avanguardia che nessuna società (se non le poche ricche) se lo potrà permettere. E poi, c’è chi suggerisce che gli ultra debbano restare seduti e distanziati fra loro in curva (che fanno quando segna il loro centravanti?). C’è chi suggerisce la mascherina anche per i calciatori (l’idea geniale di un ministro tedesco). Chi vorrebbe ammonire un giocatore se sputa per terra (ma che deve fare se prende una gomitata in bocca?). Parla gente che non solo non ha mai giocato a calcio, ma forse non ha mai visto una partita, manco in tv.