Massa Lubrense, il ricordo della frana del San Costanzo

Un avvenimento che ha scavato nell’anima di ogni massese un solco di dolore. Una vera tragedia che ha spezzato le vite di Erminia, Margherita, Laura, Rosa, Maria Grazia, Salvatore, Rosa e i tre piccoli Maria Grazia, Antonietta e Anna. Dieci persone travolte dalle pietre e dal fango. Due nuclei familiari cancellati e soprattutto le tre bambine volate in cielo prima ancora che la loro vita sbocciasse completamente

16 febbraio 1973, il giorno della frana del San Costanzo. Un avvenimento tragico, che non è solo un ricordo ma che ha segnato profondamente la storia della Comunità di Termini e di tutta Massa Lubrense.

Un avvenimento che ha scavato nell’anima di ogni massese un solco di dolore. Una vera tragedia che ha spezzato le vite di Erminia, Margherita, Laura, Rosa, Maria Grazia, Salvatore, Rosa e i tre piccoli Maria Grazia, Antonietta e Anna. Dieci persone travolte dalle pietre e dal fango. Due nuclei familiari cancellati e soprattutto le tre bambine volate in cielo prima ancora che la loro vita sbocciasse completamente.

Una montagna che è il simbolo del nostro territorio il san Costanzo ma che insieme alla bellezza, alla sua unicità, alla sua posizione unica che sovrasta il braccio di mare che divide Massa da Capri, porta nel grembo questo triste ricordo.

Ancora oggi per chi ha i capelli bianchi, come me, camminare lungo la curva di Roncato, proprio dove c’era l’ex complesso del Flamingo, e alzare gli occhi verso il versante occidentale del “Monte”, all’imponenza del san Costanzo si associa al ricordo commosso di quelle dieci vite spezzate e a quel giorno. Le sirene, le urla di dolore, il silenzio, le pietre, il fango, le lenzuola bianche a coprire i corpi senza vita.

Lo stesso effetto che fa la targa commemorativa sulla strada che porta verso la punta della Campanella.

A cinquanta anni da quella autentica tragedia oggi ricordiamo, cioè riportiamo al cuore quella giornata e quelle vite. Ricordare, per me, non è solo un “dovere di ufficio”, un atto dovuto da un sindaco.  Ricordare è per me un bisogno dell’anima. Lo faccio come persona ma anche a nome di tutta la Comunità di Massa Lubrense.

Al ricordo voglio associare, però, la testimonianza. Ero un giovane nel 1973 quando è avvenuta la tragedia e per me quel giorno la porto ancora dentro come tutti quelli che hanno superato i sessanta anni. Per tanti giovani, invece, la frana di San Costanzo con la sua immane tragedia non è conosciuta. Per questo ho accolto con molto favore l’iniziativa di pubblicare documenti, ricordi, fotografie e di andare nelle scuole per parlare di quel giorno e di quelle persone con i testimoni di quella tragedia.

Ringrazio di cuore il nostro arcivescovo Francesco Alfano e tutti i sindaci dei Comuni della Penisola Sorrentina  per la loro presenza al cimitero di Santa Maria della Neve alla vigilia del 50° anniversario della tragedia, che non è un gesto formale ma  segno concreto di vicinanza, un abbraccio che la comunità ecclesiale della diocesi di Sorrento-Castellammare e quella civile  di tutta la  Penisola Sorrentina fanno a Massa Lubrense, alle 10 vittime della tragedia ed alla comunità di Termini che più di tutti porta nel cuore questo triste ricordo.

Un plauso a quanti si sono adoperati per tutto questo e per quanti hanno dato il loro contributo a diverso titolo alle Celebrazioni per i cinquanta anni di quel triste giorno. Il mio ringraziamento particolare va al Comitato che ha curato queste celebrazioni: alla Parrocchia di Santa Croce in Termini ed al parroco don Michele Di Martino, all’Archeoclub, alle associazioni Zenit e Pronti si Parte, alla Pro Loco Due Golfi, alla Confraternita del Santo Rosario di Termini.

A volte nella vita accadono dei fatti particolari, ci sono delle coincidenze che credo proprio non siano tali. Nel lontano dicembre del 1984 come giovani professionista fui incaricato dall’Amministrazione Comunale dell’epoca di progettare un monumento funebre all’interno del cimitero di Santa Maria della Neve per le vittime della frana. Incarico che ho adempiuto e di cui conservo ancora tutti i documenti. E’ una cosa che mi emoziona molto. A distanza di 38 anni da quel progetto mi trovo oggi da sindaco a commemorare i cinquanta anni dalla tragedia del san Costanzo.

Ai familiari delle vittime và tutto il nostro cordoglio. Queste giornate non hanno certo alleviato il loro dolore, anzi per certi versi lo hanno fatto di nuovo affiorare, ma credo che la vicinanza e l’affetto di Massa Lubrense e di tutta la Penisola Sorrentina ha dato loro forza ed una carezza di sollievo e consolazione.

Un ultimo pensiero, ma non perché sia ultimo come importanza, va alla Comunità di Termini. Sono rimasto sempre affascinato dal rapporto dei terminesi con il “Monte”. Si il “Monte” un modo di chiamarlo che va oltre il nome proprio di san Costanzo o prima ancora del Canutario. Un rapporto ancestrale. C’entra sicuramente la forte devozione al santo patrono di Termini, San Costanzo che con la sua cappella sovrasta la cima e guarda la sua Termini. Ma credo che ci sia dell’altro, si va addirittura oltre questo. Credo che il Monte è un luogo dell’anima che accompagna la vita di ogni terminese.

Purtroppo questo luogo è stato anche il luogo di una immane tragedia che ha visto perdere la vita a dieci persone che con oggi vogliamo abbracciare, ricordare, onorare.

Lorenzo Balducelli

sindaco di Massa Lubrense