Morte Giuseppe, appello contro ergastolo del patrigno

L’avvocato Pietro Rossi chiede, tra le altre cose, il riconoscimento del vizio parziale di mente per il suo cliente, in relazione all’uso cronico di sostanze stupefacenti

 

Foto tratta da pupia.tv

Redazione – È stata presentata istanza di appello contro l’ergastolo del patrigno del piccolo Giuseppe ucciso a botte a Cardito.

Lo ha fatto l’avvocato di Tony Essobti Badre, Pietro Rossi, avverso alla condanna all’ergastolo in primo grado che gli è stata comminata dalla Terza Corte di Assise di Napoli, il 9 novembre 2020. Nelle 46 pagine consegnate ai giudici, l’avvocato chiede anche il riconoscimento del vizio parziale di mente per il suo cliente, in relazione all’uso cronico di sostanze stupefacenti.

Secondo il difensore dell’italo-tunisino, prima di colpire a morte il piccolo Giuseppe e la sorellina, quella tragica domenica di fine gennaio per punirli perché lo avevano svegliato, aveva finito di fumare una canna che lui stesso aveva lasciata nel posacenere la sera precedente. Lo stesso patrigno dei bambini, quando rispose alle domande del sostituto procuratore, confermò che solitamente, fumava tra i 12 ed i 15 spinelli al giorno, e rincarò la dose perché nelle festività, consumava anche cocaina. In poche parole l’avvocato asserisce che Tony Essobti Badre era in un perenne stato di dipendenza fisica e psichica determinato da una intossicazione cronica da stupefacenti.

In base a questi motivi al suo assistito va riconosciuta un’attenuazione della pena.

Inoltre batte anche sull’orario dell’uccisione del piccolo Giuseppe, perché non è stata accertato con precisione e che è da collocare più in avanti rispetto alle stime rese note durante il processo.

Su questi motivi fa istanza affinché sia nominato un perito medico-legale per accertare l’ora precisa, una richiesta formulata ai giudici di primo grado ma non accolta.

La sentenza emessa dai giudici di primo grado, è “ideologicamente orientata e, come diceva Marx, l’ideologia è falsa coscienza”. Sul suo assistito è stato fatto un quadro tutto basato su valutazioni personali non aderenti ai dati processuali. Lo stesso avvocato continua: “La valutazione della responsabilità giuridica della coimputata è il segno tangibile di questa scelta processuale. Del resto anche l’istruttoria ed i provvedimenti emessi sono il sintomo di una ostilità che – ingiustificatamente – ha avuto riflessi anche direttamente sul difensore. In ogni caso tutti i provvedimenti sono stati impugnati dinanzi alle competenti autorità giudiziarie”.

Infine chiede la riconversione dell’omicidio volontario con l’omicidio con colpa cosciente oppure in omicidio preterintenzionale, l’esclusione delle aggravanti ed il riconoscimento delle attenuanti generiche.