A Piano Antonella Ossorio parlando de ‘La cura dell’acqua salata’

Il suo romanzo è una rocambolesca saga di una famiglia che è vittima di una singolare maledizione

 Antonella OssorioPiano di Sorrento – Un orafo affermato a causa di una collana commissionatagli quando il committente la viene a ritirare lui lo accoltella ma poi deve fuggire in Italia su un mercantile e di lui Antonella Ossorio ne parla ne ‘La cura dell’acqua salata’.

Giovedì 24 maggio, alle ore 19.00, nella sala della Libreria Mondadori, l’ex insegnate napoletana che voleva fare la pittrice che poi è stata insegnate prima di diventare di ‘mestiere’ scrittrice, sarà sotto i riflettori per questo romanzo che narra questa vicenda che ruota attorno a questa collana d’oro con uno scintillante pendente, noto come sapo gallego per l’affinità tra la superficie scabra del gioiello e la pelle del rospo. Un manufatto ornamentale da portare al collo che è un’opera messa in atto dal genio di Brais Barreiro di cui è un vero peccato privarsene, così che quando il committente del gioiello, Santiago Castro, si reca da lui per reclamarlo, la reazione di Brais è inconsulta ed irrazionale: afferra un coltello e colpisce a morte l’uomo. Così l’orafo è costretto a fuggire e ad imbarcarsi su un mercantile che lo porta in Italia sotto le mentite spoglie di Santiago Romero, a Napoli. Un viaggio che lo porterà a confrontarsi con la vera natura del sapo, nel quale si concentra un oscuro e spaventoso potere destinato a gravare come una  maledizione sulla storia della famiglia Romero negli anni a venire.

Appunto nella città di Partenope dove è nata la scrittrice che purtroppo non si è potuta fregiare del titolo di ‘baby boomer’, ossia quei nati durante il boom demografico, perché nata in una città che ancora negli anni sessanta sentiva gli echi della guerra e di quello che ne è scaturito. Ma poiché è nata nei Quartieri Spagnoli, l’ha resa inesorabilmente figlia del dopoguerra emotivo più lungo della storia. Tutto era ancora precario nonostante che la nazione stesse prendendo la strada dello sviluppo economico e del cambiamento, e lei da piccola quando le domandavano cosa avrebbe voluto fare da grande? Rispondeva con convinzione: la pittrice! Con ottusa convinzione giacché già sapeva che avrebbe costretto i genitori a farsi spiegare per l’ennesima volta che non aveva afferrato il senso del quesito: quel cosa stava per quale mestiere. Infatti la parola ‘mestiere’ che per molti abitanti della città partenopea era un rito poiché già da piccoli lo si doveva imparare anche se andavi e non a scuola. Non è diventata mai pittrice ma si inerpicata nel mondo della scuola  avviandosi verso una brillante carriera scolastica, portata a termine con coerenza fino alla fine. Diventò maestra amatissima ma prima aveva scoperto un’attività altrettanto inutile che le dava perfino più soddisfazione: quella di scrivere, nel senso di raccontare. E quando fu maestra dei bambini questo raccontare lo faceva a loro, e dal narrare storie allo scriverle il passo fu breve; e fu breve anche il passo dallo scriverle al pubblicarle. Iniziò con Einaudi Ragazzi, e poi con tante altre case editrici: Giunti, Electa, Fatatrac, Interlinea, Rizzoli…

Così forse aveva trovato il suo mestiere: scrivere libri, sia per bambini che per adulti. Dapprima tanti racconti sparsi, poi romanzi, storie in versi, filastrocche, perfino enigmi in rima all’interno di una sceneggiatura per il fumetto Dylan Dog, ed infine, sceneggiature di fotoromanzi per la rivista francese Nous Deux.  Ha partecipato a molti festival letterari: Mantova, Gavoi, Pordenonelegge, Scrittorincittà e ad altri minori, ed ha avuto molti incontri con il pubblico.

Ed oggi eccola nella Terra delle Sirene a presentare questo suo romanzo ‘‘La cura dell’acqua salata’.

 

GISPA