Pompei, sei episodi in podcast della città antica

Dall’8 gennaio si può ascoltare il primo podcast del Parco archeologico di Pompei: “Pompei, La città viva”

Redazione – Dall’8 gennaio si può ascoltare il primo podcast del Parco archeologico di Pompei: “Pompei, La città viva” che è prodotto da “Piano P”, piattaforma italiana dei podcast giornalistici in collaborazione con “Electa”, in occasione della prossima riapertura al pubblico dell’Antiquarium.

Sono in tutto sei episodi, con la conduzione di Carlo Annese, 26 tra docenti universitari, archeologi, artisti e scrittori, insieme al direttore Massimo Osanna raccontano la storia e l’evoluzione di una delle più grandi ricchezze del patrimonio culturale italiano: dalla tragica eruzione del Vesuvio, che nel 79 dopo Cristo fece scomparire una città intera sotto una coltre di cenere e lapilli, alla scoperta casuale che diede inizio agli scavi nel 1748, nel Regno di Carlo di Borbone, fino all’ultimo straordinario rilancio del Parco Archeologico.

Valeria Parrella, Pappi Corsicato, Catharine Edwards, Maurizio De Giovanni, Andrea Marcolongo e molti altri contribuiscono a ricostruire la vita quotidiana, le arti ed i costumi della città antica – dal cibo all’erotismo, dall’architettura delle domus ai giardini – paragonandoli con i nostri tempi. Insieme a Cesare De Seta e Anna Ottani Cavina analizzano l’influenza che Pompei ha esercitato sulla cultura degli ultimi tre secoli, dal pensiero illuminista sulla catastrofe alla fascinazione dei viaggiatori romantici del Grand Tour fino ai best-seller sugli ultimi giorni prima della tragedia. E con Maria Pace Ottieri scoprono innumerevoli punti di contatto con l’attualità, a cominciare dal rischio che corrono i 700 mila abitanti dei sette Comuni dell’area vesuviana. “Quelle rovine ci dicono che siamo sostanzialmente gli stessi – commenta Maurizio De Giovanni -. Quella città, con i suoi mercati e le sue case, con la sua divisione tra una borghesia commerciale e i suburbi popolari, ricalca nella stessa identica maniera quella che sarebbe oggi la città, se la si fotografasse in una situazione simile. E speriamo che non avvenga mai”.