Circa 2mila barche hanno usufruito, questa estate, delle boe ecosostenibili del Parco Marino, posizionate in zona Le Mortelle. “Ma ne servono altre per difendere i posidonieti”
Numeri importanti anche quest’anno per il Campo Ormeggio dell’Area Marina Protetta Punta Campanella che ha da poco concluso le attività per il 2022. Riaprirà a metà giugno del 2023.
Migliaia di imbarcazioni, circa 2mila, hanno evitato di usare l’ancora. I fondali e la posidonia ringraziano. Le 35 boe ecosostenibili hanno consentito infatti l’ormeggio in una zona altrimenti vietata e senza strappare la preziosa pianta marina. Un modo per conciliare la fruizione di un sito con la sua tutela.
Le boe utilizzate-tecnologia Manta Ray-sono a impatto zero, penetrano nel fondale senza causare danni. Le barche in questo modo possono sostare nell’area in tutta sicurezza e senza usare l’ancora che ara i fondali e devasta la posidonia, pianta fondamentale per l’ecosistema e in grado di produrre ossigeno e immagazzinare anidride carbonica.
“L’aumento del flusso del diporto nell’Area Marina Protetta impone una attenta riflessione sulla necessità di realizzare nuovi campi boe, pena la distruzione di posidonieti – sottolinea il Direttore dell’Amp Punta Campanella, Alberico Simioli -. Abbiamo monitorato l’andamento della prateria di posidonia nell’area di Mortelle, ove è presente il campo boe, e in aree di ancoraggio libero. In queste ultime riscontriamo un posidonieto che regredisce sempre di più. Per la prossima stagione estiva dovremo necessariamente arginare questa situazione anche con le delimitazione di altre aree ove evitare di ancorare. Inoltre – conclude Simioli – lo staff scientifico del Parco sta sperimentando il reimpianto della posidonia. Il bilanciamento tra co2 prodotto e quello sottratto deve essere una priorità”.
In occasione dell’apertura stagionale del Campo Boe, è stato anche lanciato un messaggio sui social per invitare al rispetto delle regole, del mare, e per spiegare perché sia così importante tutelare i posidonieti.
“Non bisogna gettare l’ancora sulla posidonia. Negli ultimi decenni i posidonieti si sono ridotti in tutto il Mediterraneo anche e soprattutto a causa degli ancoraggi. Quando viene tirata su, l’ancora ara il fondale e strappa la pianta marina. Un ettaro di posidonia può ospitare fino a 350 specie diverse. Un solo metro quadrato di prateria può generare 20 litri di ossigeno al giorno e assorbire 65 grammi di carbonio all’anno. Offre un contributo importantissimo nella lotta ai cambiamenti climatici oltre che mitigare l’erosione costiera. Fondamentale tutelarla per il futuro di tutti noi”.