Ciro Ferrigno narra in ’50 Anni di gite’ quella che fecero in Calabria ed al ritorno scoppiò la gomma del pullman ed arrivati in una piazzola di emergenza, l’autista affermò che tra di loro uomini del trasporto su gomma, c’è una grande solidarietà e così fu

(Fonte Ciro Ferrigno – 50 Anni di gite)
Redazione – Ciro Ferrigno narra in ’50 Anni di gite’ quella che fecero in Calabria ed al ritorno scoppiò la gomma del pullman ed arrivati in una piazzola di emergenza, l’autista affermò che tra di loro uomini del trasporto su gomma, c’è una grande solidarietà e così fu.
Un forte botto, un piccolo sbandamento e, io che avevo il nipotino sulle ginocchia, seduto al posto della guida, feci una torsione verso sinistra per allontanare il bambino dalla porta del pullman. Eravamo in autostrada, quasi a Salerno, quando scoppiò la ruota del mezzo; tornavamo da un week end a Reggio Calabria, l’1 e il 2 maggio 1982, dove eravamo andati a vedere i Bronzi di Riace, da poco esposti al Museo Archeologico Nazionale della Città dello Stretto. Meno male che andavamo piano e stavamo sulla carreggiata di destra. L’autista, a passo d’uomo, portò il pullman fino alla più prossima piazzola di emergenza, dove scendemmo tutti.
Era scoppiata la ruota e bisognava sostituirla. Nel pullman c’era quella di scorta, ma mancava il crick, non c’era, inutile cercarlo da qualche parte! Bisognava che si fermasse un mezzo pesante e che ci prestasse soccorso, ma era di sera tardi, per di più un giorno festivo, chi si sarebbe fermato per perdere del tempo prezioso con noi? L’autista mi spiegò che tra di loro, uomini del trasporto su gomma, c’è una grande solidarietà e che prima o poi qualcuno si sarebbe fermato.
Bisognava aspettare, fare qualcosa per ammazzare il tempo, aspettare ed avere fiducia. Proposi a tutti di fare un bel girotondo! E, detto fatto, ci demmo la mano e cominciammo il girotondo nella piazzola, ridendo come dei matti. Alla richiesta di aiuto del nostro conducente, al suo sbracciarsi, qualche mezzo si accostava al nostro pullman, ma poi vedendo la scena del girotondo anomalo accelerava e si allontanava di fretta, pensando al trasporto di pazzi da un manicomio all’altro. Meno male che lo capimmo subito, ci fermammo e riprendemmo a fare la parte delle persone serie e incidentate e così, nel giro di dieci, venti minuti si fermò un autocarro; l’autista scese dal suo mezzo, prese il crick e aiutò il nostro a sostituire la ruota. Provai sulla mia pelle la veridicità di quanto aveva affermato il nostro autista, ovvero quella commovente solidarietà tra colleghi, che è un qualcosa di molto bello, un po’ come avviene per i soccorsi in mare.
Nel giro di una mezz’ora eravamo di nuovo tutti in pullman per l’ultimo tratto fino a casa. Avevamo ancora negli occhi la maestosità dei Bronzi di Riace, i tesori del Museo di Reggio e non ultimo il magnifico risotto ai frutti di mare, gustato sulla terrazza panoramica del ristorante a Scilla. Un viaggio che non poteva concludersi senza lo sparo di un mortaretto, un petardo o in mancanza, dello scoppio di una ruota!