Stupro turista inglese, pena ridotta agli incriminati

Fu ubriacata con diversi drink ma non è emerso che la donna inglese avesse assunto della droga

Violenza sulle donne

Redazione – Ai cinque ex dipendenti dell’hotel Alimuri di Meta la pena è stata ridotta per lo stupro turista inglese.

Fu ubriacata con diversi drink ma non è emerso che la donna inglese avesse assunto della droga, per intontirla ed usarle violenza, per questo motivo che in appello i giudici hanno escluso l’aggravante, ed al quintetto è stata abbreviata la pena.

Tutto accadde all’inizio di ottobre 2016, nella notte tra il 6 ed il 7, quando la donna che era in vacanza insieme a sua figlia, nell’albergo metese, secondo quando dichiarò e ricostruì agli inquirenti, che due baristi dell’albergo le avrebbero offerto un drink, presumibilmente adulterato con ‘droga da stupro’, dopodiché l’avrebbero violentata e concessa alle voglie di un numero imprecisato di altri uomini che si trovavano in un altro locale.

Poi che delle scene erano state fotografate, filmate e divulgate in una chat chiamata ‘cattive abitudini’ in cui erano presenti diversi dipendenti dell’hotel, tra commenti e messaggi anche di chi non era in servizio. Solo in mattinata la donna tornò nella stanza dove c’era la figlia, che nel frattempo si era sentita male per il troppo alcol. La 50enne aveva sporto denuncia una volta tornata a casa, nel Kent, dove è stata visitata ed accertate lesioni compatibili con una violenza sessuale. Inoltre tra settembre e dicembre 2016 nei suoi capelli sono state rinvenute tracce di droga. Proprio questo particolare aveva portato i giudici di primo grado ad una condanna più pesante, ritenendo appunto che, oltre all’alcol, la donna avesse assunto a sua insaputa la cosiddetta “droga dello stupro”.

I cinque furono condannati dal Tribunale di Torre Annunziata: nove anni di reclusione a Gennaro Davide Gargiulo, otto a Fabio De Virgilio ed Antonino Miniero, sette a Francesco Ciro D’Antonio e quattro a Raffaele Regio. Poi la Corte d’Appello di Napoli ha modificato la sentenza di primo grado emessa dal Tribunale oplontino, perché i giudici ritenuto l’aggravante della somministrazione di droga non sussistente in quanto le tracce dello stupefacente sono state ritrovate soltanto nel capello, esaminato diverso tempo dopo dal fatto, e non nelle urine della vittima, e quindi non è possibile stabilire con certezza che sia stata somministrata dagli imputati.

Così la pena fu ridotta: 4 anni per D’Antonio, Miniero e De Virgilio, 4 anni e otto mesi per Gargiulo e 3 anni per Regio. Il quintetto ora è agli arresti domiciliari e tra poco tempo potrà ritornare in libertà, ma nel contempo i loro avvocati sarebbero intenzionati a ricorrere in Cassazione, con l’obiettivo di provare l’innocenza dei cinque, che hanno sempre sostenuto che, almeno all’inizio, la donna fosse consenziente. Allo stesso tempo l’avvocato della vittima prepara il ricorso perché sostiene che il prelievo tardivo dei campioni ha comportato l’esclusione dell’aggravante, ma è stato comunque acclarato che i rapporti venivano praticati in presenza di una condizione di incapacità psicofisica della turista, che in quel momento era priva di determinarsi con coscienza e volontà.