Stupro turista inglese, pene dimezzate in appello

Ai cinque ex dipendenti dell’hotel Alimuri di Meta accusati di aver stuprato una turista britannica nel 2016

Foto tratta da corteappello.napoli.it

Redazione – Sono state dimezzate in appello le pene ai cinque ex dipendenti dell’hotel Alimuri di Meta, accusati di aver stuprato la turista inglese nel 2016.

La Corte d’Appello di Napoli ha modificato la sentenza di primo grado emessa poco più di un anno fa dal tribunale di Torre Annunziata, perché la donna 50enne fu violentata ma non fu drogata, o perlomeno non si ha la certezza che questo accadde, come è stato ricostruito da giudici.

Per sapere la motivazioni del dimezzamento delle pene, si dovranno aspettare 90 giorni e poi si vedrà cosa è scritto.

Questi sono gli sconti di pena: Gennaro Davide Gargiulo, in primo grado era stato condannato a nove anni di reclusione, pena ridotta a quattro anni ed otto mesi; Antonino Miniero, Fabio De Virgilio e Francesco Ciro D’Antonio, da otto a quattro anni di reclusione; Raffaele da quattro a tre anni.

Tutto accadde all’inizio di ottobre 2016, nella notte tra il 6 ed il 7, quando la donna che era in vacanza insieme a sua figlia, nell’albergo metese, secondo quando dichiarò e ricostruì agli inquirenti, che due baristi dell’albergo le avrebbero offerto un drink, presumibilmente adulterato con ‘droga da stupro’, dopodiché l’avrebbero violentata e concessa alle voglie di un numero imprecisato di altri uomini che si trovavano in un altro locale.

Poi che delle scene erano state fotografate, filmate e divulgate in una chat chiamata ‘cattive abitudini’ in cui erano presenti diversi dipendenti dell’hotel, tra commenti e messaggi anche di chi non era in servizio. Solo in mattinata la donna tornò nella stanza dove c’era la figlia, che nel frattempo si era sentita male per il troppo alcol. La donna di oltremanica poi raccontò di non aver ben chiaro cosa accadde quella fatidica notte, questo faceva pensare che avesse consumato di ghb, la cosiddetta droga dello stupro, che amplifica i suoi effetti se assunta insieme a massicce dosi di alcol. Una tesi che poi è stata accolta dai giudici in primo grado, nonostante che non ci fossero delle prove scientifiche su ciò, in parte riscontrata dall’esame del capello, che però non dà una data certa dell’assunzione.

Così in appello è caduta l’accusa di somministrazione di stupefacenti, tesi sostenuta della difesa, e così la concessione agli imputati delle attenuanti generiche. I cinque forse potranno già uscire fra qualche mese, perché hanno scontato quasi dal maggio 2018 la loro pena per intero.