Usa, Cina ed Israele: corsa al vaccino

Dal paese dell’Estremo Oriente arriva la notizia che è in corso la sperimentazione clinica, così come negli Stati Uniti su di una manager mentre quello di Israele sembra in pole position

 

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Chen Wei, foto tratta da bukamatanews.id

Redazione – Lo starter ha dato il via e sembra essere scattata la corsa al vaccino da parte della Cina, degli Usa e di Isreale che sembra essere in pole position.

Da tempo nella terra di Galilea, al Galilee Reasearch Istitute (Migal) i ricercatori hanno ammesso di aver avuto una fortuna sfacciata in quanto già da quattro anni stavano sviluppando in via del tutto accademica un vaccino contro un virus della stessa famiglia del Covid-19, cioè un coronavirus che provoca la bronchite infettiva dei polli. Il Dna del nuovo coronavirus è stato sequenziato anche da altri scienziati quelli del Migal hanno scoperto che quello del pollame gli assomiglia moltissimo.

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Foto tratta da biowaste-scow.eu

Il leader del gruppo biotecnologico dell’istituto della Galilea, Chen Katz, ha detto semplicemente:

“Tutto quello che abbiamo fatto è adattare il sistema già sperimentato alla nuova sequenza”. Il governo israeliano si è assicurato che tutti i processi di approvazione siano accelerati il più possibile e che il vaccino made in Israel ottenga l’ approvazione per la sicurezza entro e non oltre 90 giorni.

Nello stesso tempo nel paese dell’Estremo Oriente è stata avviata la sperimentazione clinica (cioè sull’uomo) di un vaccino candidato contro il coronavirus SARS-CoV-2, delle prime iniezioni sui volontari, questo subito dopo che dall’altra parte del mondo, negli Usa, era stato annunciato dalla società di biotecnologie Moderna Inc. e dei National Institutes of Health (NIH) americani, che si era iniziati a testare un’altra preparazione. È dunque iniziata una vera e propria “guerra” sperimentale (e mediatica) tra Stati Uniti e Cina su chi arriverà per primo a un vaccino contro il coronavirus, non dimenticando il terzo incomodo.

Come fanno sapere gli analisti probabilmente saranno i cinesi a spuntarla, anche se i primi test sull’uomo siano appena iniziati, ci vorranno almeno dai 12 ai 18 mesi per averne uno in commercio. Come è indicato nella documentazione depositata presso il nel Registro degli Studi Clinici del Paese asiatico, datata 17 marzo, nella sperimentazione sono state coinvolte 108 persone con un’età compresa tra i 18 ed i 60 anni, che saranno suddivise in tre gruppi sottoposti a un dosaggio diverso della preparazione. Tutte le persone che si sono sottoposte a questa sperimentazione risiedono nella città di Wuhan, da dove il virus avrebbe compiuto il salto di specie da un animale (forse un pangolino) all’uomo tra il 20 e il 25 novembre dello scorso anno, secondo uno studio italiano guidato da scienziati del Campus Bio-Medico di Roma.

I volontari ora stanno attraversando la fase 1, poiché hanno già ricevuto il vaccino, come ha affermato uno degli scienziati cinesi coinvolti nel progetto, che è finanziato dal governo di Pechino.

Saranno seguiti per sei mesi per verificare l’emersione di eventuali reazioni avverse legate alla preparazione. Superata la fase 1 verranno messi a punto studi di fase 2 e 3 (rispettivamente con centinaia e migliaia di partecipanti) per determinare l’effettiva efficacia del vaccino. Chen Wei, una generale dell’esercito cinese e membro dell’Accademia di Ingegneria della Cina, è a capo del progetto nello sviluppo del vaccino cinese, come indicato dal Washington Post, che in precedenza aveva dichiarato che la sperimentazione sarebbe partita in aprile, ma comunque non dopo gli Stati Uniti.

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Foto tratta da ilmessaggero.it

Dove il vaccino è stato ricavato presso il Kaiser Permanente Washington Research Institute e lo si sta sperimentando sulla manager quarantatreenne Jennifer Haller che si è sottoposta alla prima iniezione in assoluto. La speranza è che in un modo o nell’altro si arrivi il più presto possibile a una preparazione in grado di proteggere tutti dal coronavirus.

Ma chi ci arriverà per primo? Lo vedremo.

GiSpa