Campania, scavi e musei senza stranieri: «Noi guide turistiche allo stremo»

Barbara Giambattista, guida di esperienza: «Vivo mesi difficili. Amici e parenti mi hanno detto di approfittare dell’anno sabbatico per fare cose che avevo sempre rimandato, ma le poche risorse che ho da parte non le metto in gioco: rischiamo di restare inoccupati anche nel 2021. Le circa 2500 guide turistiche autorizzate del partenopeo, con le rispettive famiglie, sono sul lastrico»

 

Di Gennearo Di Biase (Fonte ilmattino.it)

«Vivo mesi difficili. Amici e parenti mi hanno detto di approfittare dell’anno sabbatico per fare cose che avevo sempre rimandato, ma le poche risorse che ho da parte non le metto in gioco: rischiamo di restare inoccupati anche nel 2021. Le circa 2500 guide turistiche autorizzate del partenopeo, con le rispettive famiglie, sono sul lastrico». Così si sfoga Barbara Giambattista, guida di esperienza, classe 66. Scavi o musei semideserti e a volte chiusi, domanda bassissima, mancanza di sussidi: le insidie sono gravi e serie per un settore che 4 mesi fa era in enorme espansione e che ora raggiunge il «90% di calo delle richieste» (dato Fiavet). L’esercito delle guide è «una bomba sociale pronta a esplodere secondo Pietro Melziade, coordinatore del sindacato delle Guide Salpi La categoria è allo stremo. Con altre sigle stiamo organizzando entro fine luglio uno sciopero o una protesta che parta da Napoli e arrivi a Pompei. Le guide, essendo partite Iva, sono tagliate fuori dalla cig. Chi di noi lavora in cooperative e ne avrebbe diritto, cioè circa 300 su 2500, sta ancora aspettando. L’ultima delibera regionale non ci aiuta: sono stati stanziati 20 milioni per il turismo, ma non si capisce come ci aiuteranno».
Barbara tutto questo lo sa: abbassa lo sguardo, poi lo rialza e dice di scatto: «La verità? Finché non esce un vaccino al Covid la domanda non si rinascerà». Il turismo napoletano è finito dalle stelle alle stalle nel giro di pochi mesi. Si vive alla giornata. Ma non sono buone le notizie dal mondo. E lo Stato non ci dà sussidi specifici. Alcuni sono rimasti fuori dai 600 euro, ma anche chi li ha avuti è in rovina. Non incassiamo un soldo da 8 mesi: il nostro lavoro col turismo internazionale inizia a marzo e finisce a novembre. Il lockdown, in pratica, ci ha cancellato l’intero calendario. L’altra mattina ho fatto l’unico tour della stagione. Una comitiva di studenti spagnoli che si sono incaponiti a venire in Italia tra mille difficoltà. Solo farli entrare a Pompei è stato un calvario: limitazioni di tempo e di numero di ingressi, biglietti online da combinare con quelli sul posto. Erano 70 e sono stati scaglionati in 4 gruppi distanziati di 30 minuti. Lo scaglionamento per noi fa lievitare i costi. C’è caos logistico anche per vie delle norme, così diverse, che ogni museo ha adottato. L’Archeologico ha iniziato coi biglietti online, poi ha cambiato idea. Pompei ha tagliandi combinati, come Cappella Sansevero. Erano quasi sempre aperti, adesso invece a Pompei è chiuso il lunedì (come 20 anni fa) e a Sansevero è chiuso 2 giorni su 7».
Fiavet, per gli agenti di viaggio, ha indetto una protesta a Roma il 21 e valuta «la perdita di indotto e quindi un esubero di personale di guide turistiche tra 80 e 90%, cui si aggiunge l’assenza di aerei e navi da crociera». Si prevede sempre da Fiavet che inglesi e tedeschi tornino verso fine agosto. Si va avanti col solo turismo nazionale: è fattibile? «No. Gli italiani non si affidano a una guida. Investono in una vacanza al mare. Ma i problemi ci sono anche con i pochi stranieri in arrivo. Dopo due test sierologici che hanno dato buon esito, mi sono esposta con gli spagnoli anche se da lì arrivano notizie pessime sul contagio. La nostra professione non è tutelata: è tutto a nostro rischio e pericolo. Ora spero di avere altri tour, ma più ne faccio, meno contatti avrò con la mia famiglia. Dopo il tour con gli spagnoli non vedrò i miei genitori fino a fine mese per precauzione sanitaria. Mia madre ha 78 anni. Il mio nucleo familiare in questo momento è in crisi. Una mia sorella si occupava di accoglienza di stranieri, prima del virus, e l’altra è musicista. Entrambi settori in difficoltà. Da figlie autonome che eravamo ci siamo ritrovate, per assurdo, a trovare nella pensione di mio padre un riferimento sicuro».

Al Vesuvio il ticket già nei mesi scorsi era salito da 8 a 11,68 euro. E i prezzi dei siti aumentano nel post-Covid? «Alla riapertura li avevano abbassati, ora sono tornati alla normalità. Al Vesuvio l’assenza di Internet rende tutto complesso: molti visitatori perdono i soldi spesi per il biglietto online per essere arrivati con pochi minuti di ritardo. Il nostro patentino è emesso dalla Regione ma ha valenza nazionale e questo crea un problema di dequalificazione: una guida milanese potrebbe venire a Napoli o viceversa, avendo però competenze minori su un territorio non suo. Se scompare l’indotto del nostro comparto la ripresa sarà un caos».

 

Fonte ilmattino.it