Campania, al Cotugno tamponi negativi

Nella giornata del 27 febbraio sono stati analizzati tutti e sono risultati non contagiati, lo rende noto l’ufficio stampa della Regione Campania e parla anche un esperto della Federico II

 

Foto tratta da unotvweb.it

Redazione – Al’ospedale Cotugno sono stati analizzati più di 23 tamponi che sono risultati tutti negativi.

A renderlo noto è l’ufficio stampa della Regione Campania: “A conclusione degli esami di laboratorio effettuati all’ospedale Cotugno di Napoli, relativi alle persone identificate e temporaneamente in quarantena che hanno avuto contatti con i tre cittadini campani positivi al coronavirus, tutti i tamponi sono risultati negativi”.

Ancora un’altra notizia positiva che fa breccia, anche silenziosamente, tra quelle negative che si sovrappongono ora dopo ora.

E sono risultati anche negativi i tamponi di quelle persone che sono venuti in contatto con le pazienti di Vallo della Lucania e di Caserta.

Per ora sono due i casi che sono positivi, quello accertato a Napoli deve avere la conferma l’Istituto superiore della Sanità. Come ha affermato qualche ora fa il sindaco Luigi D Magistris.

Infatti il primo cittadino partenopeo fa chiarezza sulla situazione nella sua città, ricordando che il Comune ha istituito un tavolo sul Coronavirus che si è riunito due volte: “Non c’è nessun focolaio a Napoli e in Campania. Ma gli allarmismi non hanno ragione di esistere. Il tavolo mi ha chiesto di farmi portavoce di un messaggio di rassicurazione”. Il paziente del centro storico è in buone condizioni e non è ricoverato, poi ha ciiarito fermamente:  “Allo stato non c’è nessun caso ‘autoctono’ a Napoli e in Campania, sono tutte persone che sono andate nei focolai infettivi della Lombardia. Qui non c’è nessun focolaio”.

Il professore Ivan Gentile, dell’Azienda ospedaliera Universitaria della Federico II di Napoli, nell’intervista rilasciata a NapoliToday, ha spulciato un serie di numeri e confronti, per fare chiarezza sul Coronavirus: “Iniziamo dai dati: la casistica su 70mila casi osservati in Cina dice che tra 0 e 10 anni la mortalità provocata dal virus è pari a 0. È quindi molto bassa tra gli adulti sani, fino ai 50 anni per salire, invece, al 15% circa nei pazienti anziani, con più di 80 anni. Vero è che nel mondo occidentale in genere e da noi in particolare le persone sono portate a non considerare malattie – quali invece sono – ma piuttosto condizioni di vita, patologie come ad esempio l’ipertensione arteriosa, che espongono ad un maggior rischio per quanto riguarda gli esiti del Covid-19.

Sempre per restare in tema di numeri, le statistiche dicono che nell’80 per cento dei casi il contagio da Covid-19 ha un’evoluzione benigna, con sintomi pressoché identici a quelli dell’influenza; per il 15% è invece richiesta l’ospedalizzazione mentre solo per il 5% circa si rende necessario il ricovero in rianimazione.

Dunque non siamo di fronte alla peste del nuovo millennio ma ad una semplice “superinfluenza”, da non sopravvalutare ma anche da fronteggiare con la necessaria accortezza, proprio come bisogna fare con l’influenza”.

In poche parole il professore Ivan Gentile, conclude che non è la peste ma solo una “superinfluenza”.

GiSpa