Covid, vaccino italiano: allo Spallanzani via alla sperimentazione, una donna la prima volontaria. «Produzione in primavera»

Verrà testato nella prima fase su 90 volontari selezionati tra gli oltre settemila candidati che hanno dato la loro disponibilità

 ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

(Fonte ilmattino.it)

Con la prima dose iniettata poco dopo le 8 è iniziata oggi allo Spallanzani di Roma la sperimentazione sull’uomo del vaccino ‘made in Italy’ contro il Covid-19. Verrà testato nella prima fase su 90 volontari selezionati tra gli oltre settemila candidati che hanno dato la loro disponibilità. La prima a ricevere il vaccino è stata una donna di 50 anni circa. «Sono emozionata e orgogliosa. Spero di poter essere utile al nostro popolo» ha detto stamattina a chi avuto modo di salutarla qualche istante. «Mi auguro che la mia disponibilità – ha aggiunto – possa essere d’aiuto per salvare vite e che le persone siano sempre più responsabili per non mettere a rischio se stessi e gli altri».

Il programma

Dopo essere rimasta in osservazione all’Istituto per qualche ora è tornata a casa e verrà monitorata per le prossime 12 settimane. «Sta benissimo» ha assicurato il direttore sanitario dello Spallanzani Francesco Vaia. I prossimi due volontari verranno vaccinati mercoledì. Poi, se non si osserveranno eventi avversi significativi, si passerà ai successivi 3, che riceveranno una dose più alta. E si andrà avanti fino a 24 settimane per questa prima fase. Poi ci saranno la seconda e la terza fase di sperimentazione che verrà probabilmente effettuata in un paese dell’America Latina dove il virus è in crescita. «Se tutto avviene nei tempi programmati il nostro auspicio è che sia prodotto in primavera», ha spiegato Vaia.

Il vaccino è interamente italiano ed è nato grazie a un protocollo siglato a marzo tra il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, il ministro della Salute, Roberto Speranza, il ministro dell’Università e della Ricerca scientifica, Gaetano Manfredi, il Consiglio Nazionale delle Ricerche e l’IRCCS Spallanzani. Per la realizzazione di questo obiettivo sono stanziati 8 milioni di euro, 5 milioni a carico della Regione Lazio, trasferiti allo Spallanzani e 3 milioni a carico del Ministero dell’Università e della Ricerca scientifica. È realizzato, prodotto e brevettato dalla società biotecnologica italiana ReiThera di Castel Romano. Prevede un’unica somministrazione e si basa su un virus reso inoffensivo e incapace di moltiplicarsi, utilizzato come una navetta per trasportare nelle cellule l’informazione genetica che corrisponde alla proteina Spike. Il virus-navetta fa parte della famiglia degli adenovirus, la stessa cui appartiene il virus del raffreddore, ed è di origine animale. È infatti un virus dei gorilla.

Alle 8.30 circa la volontaria ha ricevuto la dose del vaccino

«Le intelligenze e la ricerca del nostro Paese sono al servizio della sfida mondiale per sconfiggere il Covid» ha commentato il ministro della Salute Roberto Speranza. «Da oggi inizia una fase storica della ricerca – ha sottolineato il presidente della Regione, Nicola Zingaretti, stamattina allo Spallanzani per l’avvio della sperimentazione -. È un bellissimo traguardo che la scienza e la medicina italiana hanno raggiunto in questa fase» ha detto Zingaretti assicurando che il «vaccino italiano sarà pubblico e a disposizione di tutti coloro che ne avranno necessità». Dal presidente della Regione anche «un appello alla responsabilità delle persone» per evitare il rischio «di ritornare indietro».

Mentre il direttore scientifico dello Spallanzani Giuseppe Ippolito ha sottolineato: «L’Italia con questo vaccino entra da protagonista nella guerra dei vaccini, non per arrivare prima ma per arrivare meglio e mettere il Paese in un sistema di parità». L’assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato, ha parlato invece di «speranza per un vaccino che possa finalmente farci uscire dall’incubo». Ma non è mancata qualche voce fuori dal coro con commenti scettici pubblicati sui social. «Gli attacchi da parte dei no vax nei confronti degli operatori sanitari e dei ricercatori che dal 29 gennaio stanno in prima linea nel contrasto al Covid 19, sono vili e ingenerosi. Chi attacca l’Istituto Spallanzani attacca l’Italia», ha stigmatizzato l’assessore D’Amato.​

Fonte ilmattino.it