Il piatto di Calitri, Carmela Festa ed il compleanno

Ciro Ferrigno nei ‘50 Anni di gite’ ne narra quella che fece nella cittadina irpina

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Da tanti anni ho un’abitudine, che non ho mai voluto abbandonare, quella di fare il salvadanaio, per poi regalarmi qualcosa. Infatti lo apro due volte l’anno, per l’onomastico ed il compleanno, che cadono quasi a sei mesi l’uno dall’altro. Quell’anno, era il 2000, avevo deciso: avrei comperato una ceramica artistica di Calitri. Quasi coincidevano il giorno dell’onomastico e quello della gita, fissata per il 30 gennaio, vigilia della festa di San Ciro. D’altra parte, il salvadanaio mi aveva restituito un gruzzolo di tutto rispetto, da investire subito!

La gita fu bellissima perché l’Irpinia è di una bellezza struggente, di grande fascino; custodisce una civiltà dura come la pietra e non ha nulla da invidiare alla verde Umbria. Dopo Sant’Angelo dei Lombardi, la seconda e ultima meta della passeggiata era Calitri, che considero il più bel borgo della Campania. Avevo contattato la professoressa Concetta Zarrilli, perché ci facesse da guida e fu la prima di una lunga serie, perché sarei tornato nel paese tante e tante altre volte, con gli alunni e con gruppi più o meno numerosi, sempre con la sua guida. Chi meglio di lei? È la sua terra, ama Calitri perché la conosce, la conosce perché l’ama.

Stupendo l’itinerario: i vicoli coi portali e le maschere apotropaiche, la chiesa dell’Immacolata, ricostruita dopo il sisma dell’Ottanta, il Palazzo Zampaglione di antica nobiltà, tutto questo dopo l’aperitivo, ovvero la veduta della cittadina dalla chiesa di Santa Lucia, uno dei panorami più belli d’Italia. La bellezza del borgo si mescolò alla festa per il mio onomastico e tutti mi inondarono letteralmente di auguri, ma pur nell’armonia generale, capitò qualcosa di inquietante.

Prima del pranzo, su richiesta di tutti, la Zarrilli ci portò in una fabbrica artigianale di ceramica artistica, dove c’erano dei lavori di grande bellezza. Giravamo tutti tra le scaffalature alla ricerca di un oggetto da acquistare, con l’imbarazzo della scelta; finalmente vidi un piatto murale che mi colpì, colori pastello e l’immagine di Calitri vista da Santa Lucia. Lo presi e mi avviai verso la cassa, ma Carmela Festa, rapida come un fulmine, me lo strappò letteralmente dalle mani dicendo: “Scusami, ma questo l’ho già scelto io, lo voglio io, scusami, ma mi serve!” Rimasi basito, perplesso, ma non volli replicare, mi dispiaceva non avere quel piatto, ma c’erano tanti articoli, avrei scelto qualcosa d’altro. Carmela era Carmela e dico “era” perché se n’è andata via da qualche anno, lasciando in noi un’immensa tristezza. Amica fedele, donna generosa e signorile, aveva una carica travolgente di simpatia, un buonumore contagioso; era parte delle “Torresine”, ovvero le amiche colleghe del Cesaro di Torre Annunziata, tante, tante volte in gita e in viaggio con me.

Per il pranzo andammo al Ristorante Tre Rose e mangiammo benissimo, cibi semplici e genuini di un popolo che è semplice e autentico. Alla fine affettammo le due cassate siciliane che aveva preparato mia sorella, che sembravano provenire da Palermo, poi ci alzammo tutti per il brindisi augurale. Rapida e decisa si avvicinò Carmela e mi consegnò un pacco, dicendo: “Questo è per te, da parte di tutto il gruppo, con i migliori auguri!” – Lo scartocciai, era il piatto con la veduta di Calitri da Santa Lucia che mi aveva strappato dalle mani! Ancora oggi lo guardo sempre con amore, perché mi ricorda un momento molto bello, l’affetto dei compagni di viaggio, la mitica Carmela Festa e la magica Calitri! 

(Fonte Ciro Ferrigno – 50 Anni di gite)