Incendio all’ospedale di Tivoli, il racconto dei testimoni: “Odore di bruciato, poi il buio”

Il paziente: “Abbiamo cercato di dare una mano a chi non era in grado di camminare, poi ci hanno fatto uscire perché era troppo pericoloso”

Soccorsi all’ospedale di Tivoli dopo il rogo – Vigili del fuoco

(Fonte adnkronos.com, Redazione Adnkronos, dall’inviata Assunta Cassiano)

“Ero al reparto di medicina d’urgenza e formalmente sono ancora ricoverato. Sono in pigiama da ieri notte. Ho sentito puzza di plastica bruciata, poi sono uscito di fuori e l’odore era ancora più forte. A un certo punto è andata via la corrente. Siamo rimasti al buio”. Questa la testimonianza di uno dei pazienti ricoverati all’ospedale San Giovanni Evangelista di Tivoli dove è divampato ieri sera l’incendio.

“Abbiamo cercato di dare una mano a chi non era in grado di camminare, poi ci hanno fatto uscire perché era troppo pericoloso. Gli altri dieci che erano con noi sono portati via dai soccorritori”, ha raccontato l’uomo fuori dalla struttura che è stata evacuata.

“Ero in ospedale per dare l’ultimo saluto a mio papà, morto poco prima che scoppiasse l’incendio. Intorno alle 23.15 ho sentito un forte odore di plastica bruciata, è andata via la corrente ed è scattato l’allarme. Ero in corridoio ma le scale erano impraticabili, c’era una colonna di fumo”, le parole di Veronica Timperi che ieri sera era in ospedale al quinto piano nel reparto cardiologia dove era ricoverato il padre, morto prima che scoppiasse il rogo.

“Voglio ringraziare le infermiere e i medici che sono stati prontissimi, hanno aperto la porta anti incendio permettendoci così di raggiungere l’uscita. Sono tornata a casa ancora sotto choc”, ha detto.

“E’ andata via la luce e c’era gente che urlava, da lì ho capito che era accaduto qualcosa di grave. Quando uscito ho visto gli infermieri con le barelle e i pazienti portati via anche a braccio. Abbiamo dato tutti una mano ad evacuare l’ospedale”. Così padre Lorenzo, cappellano dell’ospedale.

(Fonte adnkronos.com, Redazione Adnkronos, dall’inviata Assunta Cassiano)