La piccola isola dell’Isca passa definitivamente ai privati

Dopo che lo scorso settembre la decisione della Soprintendenza di Napoli e provincia di apporre il vincolo storico-artistico ed archeologico, la compravendita è stata messa in discussione, si riaprono i giochi e tentare di rendere l’isolotto un bene pubblico

Foto di Francesco Rastrelli

Redazione – L’isolotto dell’Isca passa quasi definitivamente ai privati.

Dopo che lo scorso settembre la decisione della Soprintendenza di Napoli e provincia di apporre il vincolo storico-artistico ed archeologico, la compravendita è stata messa in discussione, si riaprono i giochi e tentare di rendere l’isolotto un bene pubblico.

Tutto si rimette in moto, così in base al Codice dei Beni Culturali, il ministero della Transizione Ecologica, ma anche la Regione Campania, la Città metropolitana di Napoli ed il Comune di Massa Lubrense possono di nuovo esercitare il diritto di prelazione. Hanno avuto 60 giorni di tempo.

Torna alla carica il sindaco di Massa Lubrense – Comune nelle cui acque sorge l’isolotto – Lorenzo Balduccelli , e poiché non dispone dei 10mln che ci vogliono per far valere il diritto di prelazione, scrive all’ex ministro Dario Franceschini, al governatore Vincenzo De Luca ed al sindaco metropolitano Gaetano Manfredi. Sostanzialmente chiede che la piccola isola che fu della famiglia De Filippo, venga “annoverata tra i beni pubblici, patrimonio non solo di Massa Lubrense, ma dell’Italia e del mondo intero”. Ma purtroppo silenzio assoluto.

Rifacendo per sommi capi la storia: nel novembre 2021 l’isolotto venne venduto dagli eredi di Luca, il figlio di Eduardo all’Antica Sartoria di Positano degli imprenditori Giacomo Cinque e Riccardo Ruggiti, per una cifra che superiore ai 10 mln di euro.

Qui si misero in moto l’Area marina protetta di Punta Campanella (zona dove ricade nella in zona B) ed il Comune di Massa Lubrense cercando di far valere la prelazione, ma si dovevano sborsare i 10mln e passa, cifra che nessuno possedeva. Così poiché ricade nella in zona B del Parco marino, quella a tutela generale, e poiché sono presenti i resti di una antica villa romana, oltre ad ospitare una grande grotta sottomarina ed essere punto di nidificazione del gabbiano corso, una specie protetta, e grazie anche alla locale sezione dell’Archeoclub venne inviato un corposo dossier al ministero della Transizione ecologica. Ma dal citato ministero fecero sapere che non possedevano tale cifra per poter acquistare l’isolotto.

Poi la compravendita è stata rimessa in discussione dopo che a settembre scorso la decisione della Soprintendenza di Napoli e provincia di apporre il vincolo storico-artistico ed archeologico.

Ma come dice il proverbio napoletano ‘senza denare nun se cantano messe’, ossia ‘senza denaro non si cantano messe’, cioè se non ci sono i soldi non si riesce a fare nulla.

Ed ecco che il dado quasi è tratto: l’Isca può considerarsi di proprietà del duo Cinque Ruggiti. Imprenditori che si dicono comunque intenzionati a rispettare i tesori ambientali e storici custoditi dall’isola.

GiSpa