La tormenta di neve e l’aggrapparsi ai pali dei segnali stradali

Ciro Ferrigno nei ’50 anni di gite’ narra quella che fecero nel Matese

Foto tratta dalla pagina di Facebook di Ciro Ferrigno

(Fonte Ciro Ferrigno 50 Anni di gite)

La mattina del 5 febbraio 2023 quando partimmo da Piazza della Repubblica faceva freddo, ma era nella norma, vista la stagione. Eravamo diretti al Matese, per me un luogo dell’anima, per i tanti ricordi che mi riporta alla mente quella montagna, e poi il Matese è bello, bello da morire. Il massiccio vanta la montagna più alta della Campania, il Miletto, che supera i duemila metri sul livello del mare.

Trovammo un po’ di neve solo dopo San Gregorio, ai bordi della strada, tanto che cominciammo a sperare di trovarne di più al lago. Avevo avvisato gli amici che, dopo la sosta al bar, aspettando che si facesse ora per il pranzo in ristorante, saremmo andati a Campitello, sul versante molisano o a Bocca della Selva o a Letino, un paesino che è un vero presepe; la scelta sarebbe dipesa dalle condizioni della viabilità. Solo pie intenzioni! Al Passo di Miralago c’era molta neve, ma non ci fermammo, andando verso il lago nevicava sempre di più. Giù era in corso una vera e propria tormenta di neve, cosa mai vista prima!

Foto tratta dalla Pagina di Facebook di Ciro Ferrigno

L’autista portò il pullman nel parcheggio del ristorante e alcuni di noi scendemmo. L’aria era cupa, arrivavano folate di vento gelido che ci scaraventavano addosso secchiate di neve, si udiva il sibilo del vento e s’intuiva nel grigiore, di fronte, il Monte Miletto, completamente bianco. Il lago, a quattro passi da noi, era tutto una lastra di ghiaccio e compariva e scompariva a seconda della direzione del vento e degli scrosci di neve. Quattro o cinque volte feci il tentativo di fotografarlo e sempre dovetti indietreggiare. La cucciola Fiore mi tirava verso il pullman, una folata di vento mi spingeva in direzione opposta. Mi abbracciai a un segnale stradale per non cadere. Teresa D’Alessio, con il cellulare pronto per fotografare, si era aggrappata ad un altro segnale, un fuoristrada si fermò per soccorrerla, Virginia Aversa, tutta bianca, cercava a fatica di fare i pochi metri fino al pullman. Certo la tormenta, così inusuale per le nostre latitudini, arrivava dai Balcani e, la massa d’aria gelida, superate le cime, si scaricava sul lago con una inusitata violenza. Le macchine per strada camminavano a passo d’uomo e i segnali stradali servivano più a noi che a loro. A quello del limite di velocità si era aggrappata la signora Maria Gargiulo, a quello della curva Mimmo Casa, io e la piccola Fiore ci tenevamo stretti al palo dov’era l’insegna del ristorante. Era uno spettacolo naturale stupendo, nella sua drammaticità e ogni passo era a rischio caduta; il sibilo era agghiacciante, lo strato di neve diventava sempre più consistente, gli alberi erano sempre più carichi di bianco. Pur avendo fatto tante e tante gite sulla neve, anche a quote più alte, non ci eravamo mai trovati nel bel mezzo di una tormenta. In realtà, il Lago Matese si trova a soli 1050 metri sul livello del mare!

Alle undici eravamo già tutti nel ristorante, al caldo, a bere tisane e tè caldo, cioccolata bollente e Cognac. A mezzogiorno il piatto era a tavola, mangiammo bene, un menu semplice, fatto di cose genuine e tanto vino rosso. Dopo il caffè comunicai che saremmo andati via a breve. La tormenta si era un po’ placata, ma la paura era per la strada e per l’eventuale formazione di lastre di ghiaccio sull’asfalto. Andammo via procedendo a passo d’uomo fino a Miralago, poi nella discesa verso Piedimonte Matese il cielo si aprì e fece capolino anche un pallido sole. Visitammo l’antichissima Alife, piena di testimonianze di età romana e il magnifico borgo di Ailano. Eravamo in una condizione meteo completamente diversa e quella furiosa, incredibile tormenta di neve di qualche ora prima, sembrava già un ricordo surreale e lontano.

(Fonte Ciro Ferrigno 50 Anni di gite)