Prelato riesuma cadavere della madre, lo veglia nella teca

Il protagonista è il parroco della chiesa di Sant’Alfonso de’ Liguori

 

 Redazione – Un prete riesuma il cadavere della madre, lo pone in una teca e lo veglia giorno dopo giorno, il protagonista è il parroco della chiesa di Sant’Alfonso de’ Liguori della cittadina oplontina.

Sembra la scena tratta da uno di quei film dell’orrore, ma purtroppo è la verità, e tutto questo è stato scoperto dai poliziotti che sono andati a far visita al parroco per l’affidamento di un detenuto, così il religioso li porta a far vedere l’altare. Spiega loro che ha avuto un’apparizione in sogno e perciò ha fatto questo anche perché a lui ella le ha dedicato la vita: posta in una teca trasparente su un altare dove la si poteva vedere, fiori tutti i giorni ed adornata con altri oggetti. Una salma che era ancora in decomposizione, poiché non poteva essere dissepolta come esigono le leggi italiane per delle normative sanitarie, che una salma la si può scavare dopo dieci anni, però secondo il regolamento del Cimitero di Torre Annunziata dopo cinque.

La donna era morta circa un anno fa, così viene regolarmente sepolta come di consuetudine, ma poi dopo qualche mese l’uomo ne chiede con urgenza la riesumazione, i responsabili del cimitero e l’agenzia funebre contatta, non chiedono alcuna autorizzazione, visto il ruolo che il prete riveste. Così la donna mummificata viene disseppellita dalla bara e posta su una altare e dopo in una teca trasparente, il tutto adornato con oggetti di famiglia.

Non si sa nulla fino a quando, come su scritto, i poliziotti si recano dal parroco per il suddetto affidamento di un detenuto e fanno questa macabra scoperta, si incuriosiscono dopo che il prete li porta a vedere ciò e partono delle indagini. Scoprono che il parroco ha commesso più di una violazione: amministrativa e penale, la salma non poteva essere disseppellita, scoprono anche che

da alcuni documenti l’esumazione è irregolare ed anticipata e non è stata annotata nei registri.

Però poi nella tomba vuota, dove c’era il corpo della donna, era stata occupata nel frattempo.

Il parroco intanto viene iscritto nel registro degli indagati con il nome di don Franco Gallo, le indagini in corso da parte della Procura di Torre Annunziata sono contornate dal più stretto riserbo, per capire anche se c’è qualche altra persona che ha permesso tutto ciò, mentre l’accaduto è anche al vaglio della Curia di Nola, dalla quale dipende Torre Annunziata.

Il parroco potrebbe essere anche sospeso, mentre i resti della donna, in attesa del prosieguo delle indagini, sono stati di nuovo tumulati nel cimitero oplontino.