Reperti archeologici rubati ritornano al Mann

Spuntano monete ritrovate nell’area diva Civita Giuliana, anfore sequestrate ad Ercolano e rinvenute nel mare di Portici da un pescatore o semplici ritrovamenti di cittadini nelle acque del mare di Vico Equense

Foto tratta da ilcorrierino.it

Redazione – Reperti archeologici rubati ritornano al Mann.

Spuntano monete ritrovate nell’area diva Civita Giuliana, anfore sequestrate ad Ercolano e rinvenute nel mare di Portici da un pescatore o semplici ritrovamenti di cittadini nelle acque del mare di Vico Equense.

Nella mattina del 13 novembre, durante la conferenza stampa, presso gli uffici della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Napoli, presso Palazzo Reale, il comandante dei carabinieri del Nucleo Tpc di Napoli, capitano Massimiliano Croce, ha restituito al soprintendente Mariano Nuzzo, nuovi reperti archeologici nell’ambito di diversi procedimenti penali delle Procure di Napoli, Torre Annunziata, Salerno e Pordenone. La confisca dei beni sottoposti a sequestro, ossia monete di bronzo di epoca romana, lekythoi, coppe di età ellenistica, anforette dell’età del bronzo, oinochoai, pissidi, coppette e brocchette a vernice nera, lucerne e monili, con la conseguente devoluzione degli stessi al patrimonio dello stato, fornisce l’occasione al Soprintendente per annunciare la realizzazione del nuovo allestimento aperto al pubblico negli orari di ufficio, presso la sede di Palazzo Reale di Napoli, dei reperti confiscati nel territorio dell’area metropolitana di Napoli. Per la prima volta, i beni archeologici restituiti allo Stato diventano accessibili al pubblico, grazie ad uno spazio espositivo organizzato negli stessi Uffici della Soprintendenza, che attualmente ospita vasi figurati di epoca classica, ellenistica e romana, tra cui si segnalano vasi a figure rosse di produzione attica e magnogreca, ceramica a vernice nera, vasi acromi, vasetti zoomorfi, anfore romane di probabile provenienza subacquea. “Si tratta dell’opportunità di dare una nuova esistenza e un contesto a reperti archeologici che, strappati illecitamente dal loro sito originario, diventano a volte muti e inespressivi. In questo modo ogni oggetto comincia dialogare con gli specialisti archeologi e con i cultori, ritrovando il suo vissuto in una nuova dimensione. Ogni oggetto avrà una scheda conoscitiva consultabile sul sito istituzionale e anche sui canali social per raccogliere eventuali osservazioni, utili a raccontare per ciascuno una storia” dichiara Mariano Nuzzo.

Parole che fanno riferimento ai tombaroli che ben organizzati, anche con metal detector e spilloni, usati per l’individuazione dei reperti e per lo scavo, vandalizzano i siti archeologici per ‘asportare’ il loro prezioso materiale, o per commissioni o per venderli.

Questa occasione è il primo passo di un processo che porterà all’allestimento di ulteriori esposizioni temporanee e permanenti di reperti confiscati e pone l’accento su un problema assai delicato di attualità, quello cioè del traffico e della detenzione illecita di beni culturali.