In costiera sorrentina il tour ‘Spiagge Plastic-Free’

Sulle spiagge dell’Area protetta di Punta Campanella raccolte buste, bicchieri e posate

 

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 Massa Lubrense – Sulla spiagge dell’Area protetta di Punta Campanella fa tappa il tour ‘Spiagge Plastic-Free’ ed in collaborazione con i volontari del Wwf e con i ragazzi del progetto M.A.R.E sono stati raccolti buste, bicchieri e posate.

Un tour partito il 3 giugno dalla Sicilia, che per tutta l‘estate, coinvolgerà centinaia di volontari in decine di tratti di costa dal nord al sud del litorale italiano, isole comprese, che ha l’obiettivo di eliminare l’immondizia, a cominciare dalla plastica abbandonata da bagnanti ed escursionisti indisciplinati su alcuni dei tratti di costa più suggestivi della Nazione.

Oggi nella costiera sorrentina, i tanti volontari ed ambientalisti si sono dati appuntamento sulla spiaggia del fiordo di Crapolla nel comune di Massa Lubrense, per accendere i riflettori sull’emergenza plastica nel nostro mare e ripulire l’area dai rifiuti.

La plastica, un elemento considerato recente e ‘moderno’, ha per molti versi invece una storia che può essere fatta partire dai tempi più remoti. Sin dall’antichità infatti l’uomo ha utilizzato dei veri e propri ‘polimeri naturali’, come l’ambra, il guscio di tartaruga o il corno. La storia della plastica comincia nell’XIX° secolo, quando, tra il 1861 e il 1862, l’Inglese Alexander Parkes, sviluppando gli studi sul nitrato di cellulosa, isola e brevetta il primo materiale plastico semisintetico, che battezza Parkesine (più nota poi come Xylonite). Si tratta di un primo tipo di celluloide, utilizzato per la produzione di manici e scatole, ma anche di manufatti flessibili come i polsini e i colletti delle camicie.

La prima vera affermazione del nuovo materiale si ha però solo qualche anno dopo, quando nel 1870 i fratelli americani Hyatt brevettano la formula della celluloide, avendo l’obiettivo di sostituire il costoso e raro avorio nella produzione delle palle da biliardo, salvo incontrare un immediato successo presso i dentisti quale materiale da impiegarsi per le impronte dentarie. Dal punto di vista chimico, la celluloide era ancora nitrato di cellulosa ed era inadatto ad essere lavorato con tecniche di stampaggio ad alta temperatura in quanto molto infiammabile. Il problema fu superato con l’avvento del nuovo secolo, quando fu sviluppato l’acetato di cellulosa, ovvero la celluloide, che era sufficientemente ignifuga per rinforzare e impermeabilizzare le ali e la fusoliera dei primi aeroplani o per produrre le pellicole cinematografiche.

Così ebbe inizio la storia della plastica che oggi si sta rivelando un elemento pericolosissimo perché non si distrugge in poco tempo: una busta resta in mare fino a 20 anni, un bicchiere fino a 50 mentre un filo da pesca può resistere fino a 600. Essa costituisce un pericolo per le tartarughe, balene e delfini che spesso la scambiano per cibo finendo così soffocati o avvelenati. E quando comincia a decomporsi, si divide in tanti piccolissimi pezzi che vengono mangiati dal plancton e dai pesci e, viaggiando lungo la catena alimentare, arrivano fino a noi.

Un tour che per tutta l’estate coinvolgerà molti volontari, e che sarà mercoledì sulla spiaggia di Tordigliano, nel territorio di Vico Equense, e chi vi vorrà partecipare basta andare su: http://www.wwf.it/spiagge_plastic_free.cfm, per iscriversi.

 

GISPA