CC Tutela Ambientale, sequestrata azienda conserviera per scarichi abusivi

Sversava dei reflui industriali nel canale di bonifica, che confluisce nel torrente Marna, tributario del fiume Sarno

Nella mattina del 28 luglio i Carabinieri del Comando Gruppo per la Tutela Ambientale di Napoli, in esecuzione di un decreto di sequestro preventivo, emesso dal giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Tone Annunziata, su conforme richiesta della Procura della Repubblica, hanno proceduto al sequestro di un’azienda conserviera, il cui legale rappresentante è ritenuto responsabile dei reati di cui agli artt. 29 co. 3 e co. 5 (inottemperanza alle prescrizioni dell’Autorizzazione Integrata Ambientale con riferimento alla gestione dei rifiuti e agli scarichi delle acque reflue) del Testo Unico Ambientale (D.Lgs. 152/2006), nonché all’art. 452 septies c.p. (ostacolo al controllo).

In particolare, dalle indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Tone Annunziata ed espletate dai Carabinieri del NOE di Napoli, che si sono avvalsi della collaborazione tecnica dell’ARPAC, è emerso che l’attività produttiva dell’azienda ” LA ROSINA s.r.l. ” di Sant’Antonio Abate (NA), consistente nella lavorazione, nel confezionamento e nella vendita di passata di pomodoro, con marchio “bio”, si sarebbe svolta in violazione della normativa ambientale, soprattutto con riferimento allo scarico dei reflui industriali e alla gestione dei rifiuti.

Nello specifico i militari del NOE hanno accertato, a seguito di prova idraulica, condotta con l’utilizzo del colorante naturale – cd. fluorescina -:

–  la presenza di un uno stabile collegamento abusivo (cd. bypass), senza soluzione di continuità, tra la vasca di raccolta dei reflui, prima di essere immessi in fogna, tramite pompe ad immersione, ed il canale di bonifica, che confluisce nel torrente Marna, tributario del fiume Sarno;

–   l’esistenza di un collettamento diretto nel predetto canale di bonifica, attraverso un sistema a pressione, di una vasca di raccolta delle acque di dilavamento del piazzale, provenienti dal lavaggio dei pomodori e degli automezzi;

–  la confluenza dei reflui relativi ai servizi igienici, direttamente in fogna, bypassando il trattamento depurativo.

La condotta illecita accertata avrebbe cagionato una compromissione ed un deterioramento significativi delle acque del citato canale MARNA, per effetto della presenza, nelle acque di scarico, di sostante inquinanti, che avrebbero dovuto formare oggetto di una preliminare attività di depurazione mai realizzata.

Le indagini hanno consentito, inoltre, di accertare lo stoccaggio di varie tipologie di rifiuti speciali anche pericolosi (fresato di asfalto, imballaggi in plastica, imballaggi in ferro contaminati da sostanze pericolose, batterie al piombo) in aree dello stabilimento non ricomprese nell’atto autorizzativo, con conseguente realizzazione di un deposito incontrollato di rifiuti.

Il provvedimento cautelare reale, che riguarda la totalità dell’azienda conserviera e alcune aree pertinenziali della stessa non censite sulle planimetrie e sull’atto autorizzativo, si è reso necessario al fine di evitare la compromissione ulteriore dell’ambiente circostante e del fiume Sarno.

Il provvedimento cautelare reale, eseguito in data odierna, si inserisce in una più ampia e articolata attività investigativa condotta in modo capillare dai Carabinieri del Gruppo di Napoli del Comando Tutela Ambientale, con la collaborazione tecnica dell’ARPAC, tutt’ora in corso di svolgimento, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Torre Annunziata, finalizzata ad accertare e rimuovere le cause dell’inquinamento del fiume Sarno e dei suoi tributari, avente ad oggetto le aziende ubicate nel territorio del bacino idrografico di detto corso d’acqua e ricadente nei circondari delle Procure di Avellino, Nocera  Inferiore e Torre Annunziata, al fine di individuare gli scarichi abusivi dei reflui industriali recapitanti direttamente e indirettamente nel fiume Sarno ed interrompere le attività illecite che influiscono sullo stato di salute di detto corso d’acqua, senza peraltro trascurare il rilevante impatto provocato dagli scarichi fecali dei Comuni tutt’ora privi di rete fognaria e/o non collettati ai depuratori esistenti.