Con gli Incappucciati a Roma nell’Anno Santo 1975

Ciro Ferrigno in ’50 Anni di gite’ narra che fu un grande spettacolo ed una grande emozione vedere la lunga fila dei penitenti percorrere il centro della cristianità, con i tamburi, i lampioni, gli stendardi, i gonfaloni, la vela nera, i martiri, i cori del Calvario e del Miserere

Foto tratta dalla pagina di Facebook di Ciro Ferrigno

(Fonte Ciro Ferrigno – 50 Anni di gite)

Quando, al ritorno dalla gita di Pescasseroli di gennaio, comunicai per microfono che avrei organizzato il pullman per Roma per seguire il pellegrinaggio delle Confraternite carottesi, mi fu tributato un lungo e caloroso applauso: tutti volevano partecipare.

Il 1975 era Anno Santo e le nostre Congreghe sarebbero andate pellegrine a Roma, per lucrare le indulgenze con la processione degli Incappucciati, all’inizio della Settimana Santa. Per l’occorrenza i Sodalizi organizzarono parecchi pullman, ma il nostro fu l’unico in completa autonomia. Era un momento veramente importante, per vari motivi: era l’Anno Santo, avremmo visto i nostri Incappucciati sfilare per Roma e anche perché era la prima gita che organizzavo per la Capitale, la prima di una serie veramente infinita.

Quel 25 marzo, martedì santo, partimmo alle 5.30 da Piazza Cota, con un bel carico di emozioni e aspettative. In Città visitammo San Giovanni in Laterano e la vicina Santa Croce in Gerusalemme con la Scala Santa. Una sosta al Colosseo e poi con una lunga scarpinata, lungo i Fori Imperiali, arrivammo a Piazza Venezia. Consumammo la colazione a sacco nei giardini di Castel Sant’Angelo.

E finalmente venne l’ora. Verso le due dopo pranzo ci spostammo in Via della Conciliazione. Fu uno spettacolo bellissimo vedere la lunga fila dei penitenti percorrere il centro della cristianità, con i tamburi, i lampioni, gli stendardi, i gonfaloni, la vela nera, i martiri, i cori del Calvario e del Miserere. L’emozione fu talmente tanta, che eravamo tutti con gli occhi arrossati, se non bagnati. La nostra processione dal piccolo mondo paesano era giunta fino a Roma per ribadire la sua appartenenza a una patria più grande, dopo aver percorso un cammino lungo secoli. Istintivamente, quando passò l’ultima fila di lampioni ci unimmo al corteo. La processione giunse a Piazza San Pietro, tra ali di folla dove c’erano carottesi e romani, turisti e curiosi, preti e religiosi, tanti stranieri con le macchine fotografiche, fino a raggiungere la Basilica, dove fu celebrata la solenne Messa giubilare.

Sono passati tanti anni, quasi mezzo secolo, e chiunque farebbe fatica a ricordare i dettagli, i momenti salienti, le curiosità, gli aneddoti. Certo è che quel giorno buona parte del popolo di Carotto si trovava proprio a Piazza San Pietro. I ricordi sfumano nella mente, si sbiadiscono, ma resta ben chiara la commozione che accompagnò quei momenti. Nell’Anno Santo il nostro popolo offriva il segno più forte della propria identità, i Riti della Settimana Santa, a Dio Padre.

(Fonte Ciro Ferrigno – 50 Anni di gite)