L’ “odissea” vissuta da Vincenzo Califano

Ha visto la morte per soffocamento e la mascherina ed il distanziamento in certi casi sono inutili

Foto tratta dal diario di Facebook di Vincenzo Califano

Sant’Agnello – Il giornalista Vincenzo Califano ha vissuto in questi mesi un vero è proprio “inferno” poiché è stato colpito dal Covid-19.

Ha visto la morte per soffocamento, la mascherina ed il distanziamento in certi casi sono inutili, il momento più traumatizzante è stato quando sono venuti a prelevarlo da casa per portarlo al Covid Hospital di Boscotrecase. Da quel momento è iniziata la sua odissea e la sua battaglia, con l’aiuto della “longa manus” dei medici per curarlo e per salvargli la vita, una “longa manus” su tutti quelli nei quali si manifesta rapidissimamente la polmonite bilaterale in modo devastante.

Un  virus “cinse” che non è stato ben valutato nel suo contagiare con il passare dei giorni specialmente in estate, dove si credesse che avesse abbassato la guardia, ma lui era sempre in agguato, potremmo dire dormiente, ma fino ad un certo punto. Ed ora si sta facendo la corsa a trovare i ripari, e sperando che quelli messi in campo, fino ad ora, dal Governo, possano dare qualche risultato nelle prossime settimane. Settimane che sono state da incubo per Vincenzo Califano, il quale ha cercato sempre di attenersi alle norme di prevenzione, ad indossare la mascherina e ad ottemperare al distanziamento sociale. E nonostante questo purtroppo non ci è riuscito perché anche quando sei in un ambiente di piccole dimensioni dove ci sono delle persone, con qualcuno che è stato contagiato, anche se indossi la mascherina, il virus “cinese” ti colpisce.

La sua “odissea” inizia verso la fine del mese di agosto, quando la febbre gli salì a 38, ed aveva dei problemi respiratori, subito si mise in contatto con il suo medico che gli fece fare il tampone, il risultato fu che era positivo. Il suo medico non fece né alti né bassi e subito lo fece ricoverare presso il Covid Hospital di Boscotrecase, qui gli fu fatto subito la Tac che evidenziò la polmonite bilaterale e fu una brutta mazzata. Così venne isolato e da quel momento non resti che solo con te stesso, non vedi più nessuno, il  volto e lo sguardo di nessuno, per tutto il periodo di degenza, dove sarai assistito da quelli “angeli” che sono i medici, gli infermieri, che si prodigano 24 ore su 24 per salvare la vita alle presone. Ma salvare anche la loro poiché indossando quelle tute con i guanti alle mani, devono restare completamente isolati in qualsiasi parte del corpo, e portano due o tre mascherine oltre alla visiera.

Ma chi ha visto le immagini, specialmente nei mesi del lockdown, con i pazienti che sono stati intubati vicino ai macchinari per poter respirare, le ambulanze che andavano avanti ed indietro per le città, facendo la spola con .gli ospedali, speriamo che capisca che con il virus “cinse” non c’è da scherzare, specialmente i più giovani.

È stato per quattro settimane con l’ossigeno tutti i giorni, poiché nelle prime settimane ha avuto delle forte crisi respiratorie, non ha dormito da quando è stato ricoverato, e questo in lui gli ha lasciato una grave angoscia giacché le notti erano lunghe da passare.

E come diceva Eduardo nella commedia ‘Napoli Milionaria’: “Ha da passà ‘a nuttata”, nella grafia più “dialettale” come ‘Adda passà ‘a nuttata’, e così è passata ed ora è ritornato tra le sue mura domestiche per ristabilirsi con le cure mediche.

Un grande in bocca al lupo per la sua guarigione.

GiSpa