Piano di Sorrento, tariffe imposta di soggiorno: parla Anna Iaccarino

Siccome che è stato deciso di aumentarle l’assessore al bilancio ed ai tributi, ne spiega le decisioni

Foto tratta dalla pagina di Facebook di Anna Iaccarino

Piano di Sorrento – Sull’aumento delle tariffe dell’imposta di soggiorno parla Anna Iaccarino.

Siccome che è stato deciso di aumentarle, il che ha provocato da parte dell’associazione che raggruppano b&b, case vacanza ed affittacamere, l’assessore al bilancio ed ai tributi, ne spiega le decisioni.

Queste le sue parole:

“Overtourism e gentrificazione, questi sono gli allarmi di cui preoccuparsi, nell’interesse di tutti!

Da qualche giorno tiene banco la notizia sui nuovi importi dell’imposta di soggiorno, che vedono il nostro Comune allinearsi a quelli, di recente, introdotti da Sant’Agnello e Sorrento. A preoccupare, dicono, sarebbe il passaggio da due a quattro euro a carico del turista che desidera pernottare in una struttura extralberghiera. Il rischio sarebbe che il turista, dovendo pagare 4 euro per notte, anziché 2 (per stare in un b&b, Casa vacanza, affittacamere etc), potrebbe essere disincentivato a scegliere questi Comuni e in particolare Piano di Sorrento. Le preoccupazioni sono sempre legittime, tanto che abbiamo cercato di ascoltare tutti gli operatori del settore, aprendo con loro un momento di confronto diretto, volto anche a capire quali possano essere i punti da migliorare e potenziare per poter offrire una adeguata risposta in termini di accoglienza turistica (tra quelli emersi: maggiori controlli sugli irregolari, infopoint, pannelli informativi, cartine della città, implementazione trasporto interno).

Tuttavia, amministrare significa guardare a 360 gradi e cercare di pensare, ponderandoli, agli interessi della Collettività tutta, a breve, medio e lungo termine.

È un dato di fatto che a Piano di Sorrento l’ultima modifica all’imposta di soggiorno, risale al 2018.

Mantenere beni o servizi, migliorarli o addirittura introdurne di nuovi e comunque soddisfare esigenze di platee ben più ampie dei soli cittadini, richiede investimenti economici continui e questo, in un periodo in cui, peraltro, non si placano i rincari in ogni settore, non sembra un concetto astruso. Ed è altrettanto corretto quindi che a contribuire sia chi (il turista) per quei beni o servizi non provvede attraverso il normale sistema fiscale locale.

Ma non è tutto! Assistiamo ormai, con la complicità, le lacune e le omissioni del legislatore nazionale e regionale, ad un fenomeno in continuo aumento che ha dopato e modificato il nostro tessuto urbano e sociale. Gli uffici Suap non fanno in tempo ad aggiornare l’elenco delle strutture che se ne aggiungono altre ed altre ancora. Ristrutturazioni, frazionamenti e “distacchi di vani” aprono la strada ad affittacamere, b&b, relais, case vacanza. Ovunque. Il tutto con ricadute in termini di carico urbanistico, di viabilità e traffico, di accesso ai servizi e alle strutture pubbliche, di consumi idrici ed energetici, di rifiuti, di parcheggi. E potrei continuare, tenendo presente poi che questo scenario inevitabilmente ha risvolti sui conti pubblici. Sul nostro territorio comunale, mentre, nel tempo, è rimasto pressoché immutato il numero delle strutture alberghiere, quelle extralberghiere hanno un continuo segno più: ad oggi, siamo a 9 alberghi contro circa 180 strutture extralberghiere. Dettaglio non da poco visto che mentre i primi hanno destinazioni urbanistiche specifiche (il che comporta anche aver pagato, a suo tempo, diversi oneri di urbanizzazione), con tanto di tassazione dedicata, le altre seguono la destinazione abitativa e spesso anche, in tema di imu, il regime di esenzione prima casa. Non è colpa di chi svolge legittimamente queste attività, sia ben chiaro, ma, come detto, di leggi lacunose, mal applicate o mal interpretate che hanno consentito (e consentono) ai buoi di uscire dalle stalle praticamente senza alcun controllo o pianificazione territoriale.

Così, se da una parte ci sono opportunità di lavoro (e questo è sempre un bene), dall’altro si impatta profondamente su un tessuto e un territorio che non sono strutturati per reggere tali fenomeni. Senza contare che i prezzi delle abitazioni, sia in fitto che in locazione, che in Penisola erano già esagerati, ora sono diventati inarrivabili. Chi non ha una casa di proprietà ha ben poche speranze di fittarne una, men che mai di comprarla. Né vale il mantra di costruirne nuove, visto che, in termini urbanistici, i vani abitativi già realizzati superano di gran lunga il fabbisogno del territorio. Quindi, prevale la regola: “Se la casa non ce l’hai, te ne vai”. La crescita non governata del turismo e l’erosione dei residenti, porta con sé un altro effetto da non sottovalutare, che è quello della massiva sostituzione di esercizi di artigianato, di vicinato o di beni commerciali di quotidianità, con negozi di souvenir e esercizi di ristorazione o di somministrazione più o meno di qualità, ma tagliati essenzialmente sulla platea turistica. Occorre reinventarsi in queste attività se non si vuole pure in tal caso andare altrove. Anche questo effetto lo conosciamo, basta vedere cosa accade in tante realtà vicine e lontane e d’altronde non è per paranoia se sindaci e amministratori di tante Città turistiche d’Italia, stanno, da tempo, lanciando l’allarme, chiedendo ai Governi misure per arrestare overtourism e gentrificazione e, nel frattempo, si stanno inventando, come possono, misure per tamponarli. Una comunità che perde residenti (al di là della riduzione della natalità), una comunità che perde identità è una comunità destinata a morire e questo nessun amministratore può consentirlo o avallarlo, senza aver tentato tutto il possibile per scongiurarlo. Se, pure in tema di turismo, la strada da seguire è quella della vivibilità, della qualità e della sostenibilità, dobbiamo unire le forze per imboccarla. Ecco quindi che la modulazione della imposta di soggiorno – in uno agli invocati controlli da avviare per tutto il settore (e in casa nostra, una mano in più in tal senso, ce la fornisce il ricorso al Concessionario esterno, di recente introdotto, per la prima volta, nel nostro Comune) – serve da una parte per cercare di bilanciare l’impatto sul tessuto urbano e sociale ed offrire servizi e dall’altra per dare un segnale, per far capire che il turismo è un bene prezioso e da valorizzare, ma non è un dio a cui piegarsi”.