Punta Campanella, Sant’Antonino e la campana

Il santo è strettamente legato anche ad essa

Il 14 febbraio è Sant’Antonino, una festa molto sentita in penisola sorrentina. Il Santo, oltre alla ormai nota leggenda della Balena, è strettamente legato anche a Punta della Campanella.

Si narra che secoli fa, i pirati saraceni, durante una delle loro scorribande lungo le coste del sud, saccheggiarono Sorrento. Tra i tanti tesori trafugati, anche la campana in bronzo della chiesa di Sant’Antonino.

I saraceni calarono giù dal campanile la maestosa e pesante campana e la caricarono su di una tartana. Issarono le vele e partirono alla volta di casa.

Giunti all’estremità della penisola sorrentina, però, la nave che trasportava la campana non riuscì a doppiare il promontorio. Sembrava trattenuta da una forza misteriosa che impediva la navigazione verso sud.

Allora i pirati cominciarono a liberarsi dei vari oggetti preziosi trafugati, nella speranza di alleggerire la tartana. Ma ancora nulla. La nave non riusciva a proseguire.

Solo quando gettarono in mare la campana di Sant’Antonino riuscirono, finalmente, spinti da un forte e improvviso vento, a doppiare il promontorio e allontanarsi.

Quel promontorio prese, poi, proprio il nome di Punta della Campanella. Da allora, si racconta che ogni 14 febbraio, giorno di Sant’Antonino, la campana riprenda a suonare sotto il mare.

Se fate un giro a Punta della Campanella, tendete le orecchie verso il mare. Potreste ancora sentire i rintocchi tra le onde.