Stupro turista inglese, al processo parla la figlia

La madre solo quando rientrarono in Gran Bretagna le raccontò l’accaduto

 

 Redazione – Al processo per lo stupro della turista inglese a Meta, parla la figlia al processo e narra che la madre solo quando rientrarono in Gran Bretagna le raccontò l’accaduto.

La vicenda accade quella notte di ottobre del 2016 quando sua madre, 50 anni, sarebbe stata narcotizzata con un mix di alcol e droga e poi stuprata da alcuni ed ormai ex dipendenti dell’hotel di Meta che le ospitava.

La 26enne inglese arrivata in Italia con un volo direttamente da Londra, maglietta nera, occhiali spessi, voce bassa ma decisa ed un’interprete al suo fianco, non si sottrae sia alle domande che le vengono poste che al narrare cosa accadde quella sera a lei ed alla madre.
Ella è la testimone-chiave del processo al quintetto degli ex dipendenti dell’albergo Alimuri: Fabio De Virgilio, Antonino Miniero, Gennaro Davide Gargiulo, Raffaele Regio e Francesco Ciro D’Antonio, che furono arrestati il 14 maggio dello scorso anno con l’accusa di violenza sessuale di gruppo e dal 25 ottobre ai domiciliari.

Nel suo racconto la giovane britannica ricostruisce quei momenti di quella sera prima che poi ritornassero in patria: avevano cenato lei e la madre con un’altra coppia di turisti, il personale si era dimostrato gentile, garbato ed ospitale. Poi quando elle erano sedute al tavolo si avvicinò uno dei barman ed offrì loro dei bicchierini di alcolici. E lei lo riconosce in Fabio De Virgilio, che insieme agli altri era in aula, per il neo sulla fronte, e dopo la cena le invitò al bar, dove racconta che c’erano tre dipendenti dell’hotel: De Virgilio, Gargiulo, individuato per il tatuaggio sul collo, ed un terzo che per ora non è stato riconosciuto. Al bancone ricorda che bevve un drink e che poi su di esso c’erano gli shot, dopo si sentì male e stette nel bagno per varie ore a vomitare, svenne ma poi si riprese e cercò la madre che non trovò. E proprio in quel momento, come afferma la Procura, la donna 50enne veniva violentata prima nei pressi della piscina dell’hotel e poi in un locale vicino.

I difensori tentano di demolire la versione dei fatti che ha ricostruito la madre della giovane, perché contestano tre aspetti. Uno, perché la 26enne quando era in bagno a vomitare ascoltò la voce della madre che la invitava a prendere le chiavi ed a tornare in camera, e questo avrebbe voluto dire che la donna si sarebbe voluta appartare con qualcuno. Ma poi rientrate in Inghilterra la madre si scusò per non esserle stata vicina.

Secondo, che dopo che è uscita dal bagno la cercò ma non la trovò, poi la vide uscire dall’ascensore e tornare nella stanza accompagnata da un uomo, e le chiese dove fosse stata ma ella non rispose, non aveva segni di violenza e suppose che si fosse appartata con qualcuno.

Infine il terzo, l’uso di tranquillanti da parte della vittima, che secondo la perizia eseguita da un esperto nominato dalla Procura, ha accertato la presenza di benzodiazepine nell’organismo della 50enne. Questo significa, secondo i difensori del quintetto, che la donna prendesse dei tranquillanti saltuariamente circostanza confermata da quest’ultima in sede di incidente probatorio, perciò non si può dire che sia stata drogata. Ma su questo la 26nne ha risposto con decisione, perché sua madre non ha mai assunto quei medicinali.

Mentre i vertici dell’hotel Alimuri si sono costituiti parte civile nei confronti del solo Raffaele Regio, poiché la sua posizione era stata stralciata nel corso della prima udienza per un vizio di notifica è stata riunita a quella degli altri quattro imputati. Ma comunque il costituirsi parte civile era solo stato ammesso nei suoi confronti, un fatto che l’Alimuri non si è fatto sfuggire, anche per farsi risarcire il danno di immagine.