Amp Punta Campanella, schiuma in mare ed acque torbide, l’intervento del Direttore Lucio De Maio

L’ex dirigente settore mare dell’Arpac è un esperto del fenomeno che analizza da oltre 30 anni.  Le cause e le possibili soluzioni.

“In questi giorni molti hanno provato sconcerto di fronte alle condizioni del mare lungo la costa della nostra bella penisola sorrentina. Una situazione diffusa ed estesa a tutta la penisola e al Golfo di Napoli che non è possibile attribuire ad un inquinamento puntuale determinato da acque reflue e presenza di tensioattivi di origine domestica.

Diversi sono i fattori concomitanti che hanno dato origine a questa situazione particolare. Il periodo stagionale in cui ci troviamo è quello tipico del picco stagionale di sviluppo del fitoplancton, ovvero di quelle alghe microscopiche non visibili ad occhio nudo che costituiscono il primo anello della catena alimentare in mare. Per la crescita del fitoplancton, oltre alla luce solare, come ogni vegetale è necessario che ci sia la disponibilità dei nutrienti, ovvero di sostanze ricche soprattutto in azoto e fosforo, quello che in agricoltura conosciamo come concime. La distribuzione dei nutrienti in Mediterraneo avviene naturalmente attraverso il circuito delle correnti di acque profonde che affiorano sotto costa, ma lungo la fascia costiera apporti concentrati di nutrienti avvengono attraverso i fiumi e con la pioggia per dilavamento dei suoli. Tutto questo potrebbe rientrare ancora nel funzionamento di un ecosistema naturale, ma quando a questo aggiungiamo apporti di acqua fognaria e dilavamento di suoli iper concimati per attività di agricoltura intensiva, certamente modifichiamo certi equilibri con conseguente inquinamento e danno all’ambiente.

La maggior parte del sistema fognario italiano è cosiddetto di tipo “misto”, ovvero in un unico collettore confluiscono le acque fognarie a cui si aggiungono le acque di pioggia durante i fenomeni piovosi. Ma, quando il livello delle acque “miste”, fognarie e di pioggia, supera un certo livello (in genere cinque volte la portata delle sole acque di fogna), l’acqua in eccesso viene scaricata in mare senza alcun trattamento ”tal quale”. Anche l’efficacia degli impianti di depurazione in questi casi è vanificata, perché l’impianto deve essere by passato per evitare di danneggiarlo con la grossa quantità di acqua.

L’elevata piovosità di maggio ha arricchito certamente il nostro mare di nutrienti portati dalle acque di dilavamento del suolo, ma gli intensi fenomeni di pioggia hanno generato anche grosse immissioni di acque reflue non depurate; inoltre, le condizioni meteorologiche, con assenza di venti da nord, non sono state favorevoli ad un ricambio delle acque interne al Golfo di Napoli e l’alta pressione di origine africana, alimentata da venti meridionali, ha smorzato anche il fenomeno della brezza di mare che, oltre al nostro refrigerio, determina un rimescolamento delle acque e l’ingresso lungo la costa sorrentina di acque di mare aperto.

Le cosiddette fioriture microalgali determinano un incremento delle concentrazioni di sostanza organica (incluse proteine, lignine e lipidi) e la composizione di schiuma in mare è generalmente una miscela di materiali organici decomposti, compreso zooplancton, fitoplancton, alghe, batteri, funghi e protozoi. Questi composti possono agire come tensioattivi o agenti schiumogeni e conferiscono stabilità alla schiuma in mare.

Ma è necessario considerare un altro fattore non meno importante per la formazione della schiuma. Infatti, è necessario un processo di tipo fisico che inietti aria dall’atmosfera nella colonna d’acqua in modo da creare le bolle. Un meccanismo di questo genere che siamo abituati ad osservare si verifica naturalmente quando le onde frangono sulla costa, ma con mare calmo le barche che transitano ad elevata velocità sono la causa principale della formazione di queste schiume.

Siamo tutti amanti dell’ambiente, ma, nonostante il Regolamento dell’Area Marina Protetta imponga un limite di velocità di 5 nodi entro i 300 metri dalla costa e di 10 oltre tale distanza, nessuno rispetta tali disposizioni senza l’azione repressiva e costante dell’Autorità marittima.

L’unica soluzione potrebbe essere di agire su una infrastruttura, quella della rete fognaria, ormai vecchia ed obsoleta, e realizzare una rete delle acque fognarie separata da quelle delle acque di pioggia. Il momento potrebbe essere propizio, approfittando dei fondi del PNRR per risolvere i soliti problemi sulla qualità delle acque di balneazione durante i fenomeni piovosi, evitare di scaricare in mare grosse quantità di nutrienti ed assicurare la funzionalità degli impianti di depurazione. Tutte questioni importanti per un paese che vive di turismo e che si reputa civile.”