Il ritorno a Campobello di Licata, la signora Jole ed i dolci

Ciro Ferrigno in ‘50 Anni di gite’ narra quella che fecero in Sicilia

Foto tratta dalla pagina di Facebook di Ciro Ferrigno

Quando nel febbraio del 2014 ci trovavamo in Sicilia per la Sagra del Mandorlo in Fiore di Agrigento, eravamo in albergo a Licata. Si trattava di un bell’Hotel a quattro passi dal mare, dove confezionavano delle cassate da svenimento. Sapevo, dall’elenco anagrafico preparato per la prassi alberghiera, che le tre sorelle Callea, ovvero le signore Jole, Sara ed Elena erano nate tutte nel vicino comune di Campobello di Licata. Mi sembrò opportuno, come forma di cortesia nei loro confronti, prevedere per la mattinata successiva, una breve tappa a Campobello, distante da Licata solo una decina di chilometri.

Naturalmente le sorelle, nell’apprendere la cosa, ne rimasero infinitamente felici e commosse. La signora Jole, in particolare, essendo la maggiore delle tre, conservava ricordi più nitidi e circostanziati della fanciullezza e dell’adolescenza trascorse in quel luogo. Andava alla ricerca della casa di famiglia, riviveva momenti, tirava fuori dalla nebbia del tempo nomi di persone e di strade, inseguendo ombre, guardandosi intensamente intorno come a voler rintracciare nei passanti, qualche fisionomia amica. Poi la piazza, la chiesa, la scuola. Sull’onda dell’emozione e della gioia, decise che avrebbe offerto a tutto il gruppo, autista compreso, il più bel dolce siciliano disponibile.

Feci gran fatica a rintracciare tutti i compagni di viaggio e a indirizzarli nella pasticceria centrale, ma ci fu un’amara sorpresa, in quel momento non c’erano dolci disponibili, dovevamo rinunziare. Ringraziammo la signora Jole, dicendole che ci era bastato il gesto gentile, che non si desse pensiero, ma in cuor suo già tramava qualcosa.

La tappa successiva fu Canicattì. Mentre ci organizzavamo per andare a visitare il centro storico, si fermò al mio fianco un’auto di grossa cilindrata, con un bel giovanotto al volante. Da un finestrino sbucò la testa della signora Jole, la quale mi disse: “Professore! Questo giovane, gentilissimo, mi accompagna nella pasticceria più importante di Canicattì, dove trovo tutti i dolci che voglio, aspettatemi, torno subito!” Il ragazzo al volante rideva divertito e pure noi. L’inatteso ritorno a Campobello, aveva iniettato nella signora Jole un incontenibile soffio vitale e nessuno mai l’avrebbe fermata, fino alla realizzazione del proposito. Era stato per lei un momento di festa, l’occasione di toccare con mano le sue radici e la cosa andava solennizzata. Quando tornò, il vassoio dei dolci era talmente grande che fu faticoso portarlo fuori dalla macchina e trasbordarlo nel pullman. La signora congedò il giovane autista baciandolo, come se fosse un vecchio amico.

Dopo Canicattì andammo a Favara, si era fatta ora di pranzo e ognuno andò a mangiare qualcosa per conto suo, poi, prima di ripartire, decidemmo di aprire il vassoio e lo mettemmo sul muretto di una strada, dove ognuno si servì a proprio piacimento. Cosa c’era in quello scrigno! Tutta la dolcezza della Sicilia! Cassatine e cannoli, dolci al pistacchio o coi pinoli, la pasta di mandorla in tutte le declinazioni e l’involucro spandeva tutto intorno un effluvio di cannella e frutta candita, di fichi d’India e gelsomini, di cacao e di caffè. La signora Jole aveva voluto festeggiare alla grande, il suo ritorno alla culla, a Campobello di Licata. E fece bene, perché sarebbe stato anche l’ultimo addio, infatti lasciò questo mondo pochi anni dopo.

Ciro Ferrigno

50 Anni di gite