La Madonna del Lauro e la chioccia e i pulcini d’oro

Ciro Ferrigno narra ne ‘il racconto de lunedì’ che Teresita, una donna sordomuta, mentre portava al pascolo la sua mucca vide prima un bagliore e poi una statua della Madonna all’ombra di un albero di alloro e, poco distanti, una chioccia con sei pulcini d’oro, nell’atto di beccare

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Foto tratta dal diario di Facebook di Ciro Ferrigno

Su e giù per l’Italia sono tante le favole, le leggende e le storie che riguardano la chioccia con i pulcini d’oro. Il Museo del Tesoro del duomo di Monza conserva un’opera di oreficeria longobarda, appartenuta alla regina Teodolinda, che l’accompagnò fino alla sepoltura. Infatti in Baviera, terra di origine della sovrana, il soggetto era ritenuto il simbolo del rinascere della vita.

In Toscana, sull’Argentario, la chioccia con i pulcini d’oro sono da sempre alla ricerca di un perduto amore; nelle notti di luna si spostano verso la Torre dell’Argentiera alla ricerca del cavaliere e della sua dolce amata, morti per amore da centinaia di anni.

Tanti e tanti anni sono passati pure da quel dodici settembre dell’Ottavo secolo, quando una donna sordomuta di nome Teresita, mentre portava al pascolo la sua mucca vide prima un bagliore e poi una statua della Madonna all’ombra di un albero di alloro e, poco distanti, una chioccia con sei pulcini d’oro, nell’atto di beccare. Era una sacra opera lignea forse sfuggita al delirio iconoclasta dell’Oriente. Nel ringraziare Iddio di quella visione e nel lodare il nome di Maria ad alta voce, si rese conto di aver riacquistato la parola e, nello stesso tempo, ascoltava il canto degli uccelli, un suono di campana provenire dalla chiesetta del Salvatore e lo stormire del vento tra le foglie degli alberi. In quello stesso istante un’antica divinità, Apollo, lasciava frettolosamente l’albero di lauro che amava e che da quel momento in poi, sarebbe diventato sacro alla Vergine Maria.

A Teresita quei pulcini, la gallina stessa, sembravano d’oro zecchino; forse erano i riverberi del sole tra le foglie o gli aliti del vento, ma tutto sprigionava un senso di letizia e di sublime armonia. Poi, nello spavento, vide una serpe venir fuori da un cumulo di pietre e di fronte al pericolo la chioccia, in un solo attimo, riunire tutti i pulcini sotto le ali, in un impeto di amore materno, ricacciando la serpe nel nascondiglio di pietre vive. La donna capì che la chioccia era l’immagine stessa della Madonna, pronta a proteggere il Suo popolo. Bisognava avvisare il Vescovo della visione, del miracolo, del ritrovamento della sacra Icona, certamente nascosta in quel sito da anni e anni e, per trovarlo, girò in largo e in lungo tutta la penisola sorrentina, come a voler propagare quel messaggio protettivo della Vergine Maria a tutti i casolari che, da Vico a Massa, sono proprio sei, come i pulcini d’oro.

Quindi, nel simbolismo che scaturisce dalle storie e dalle leggende, del ritrovamento della statua e della chioccia coi suoi pulcini, la Madonna del Lauro è colei che si fa testimone e garante del rinascere della vita, nella promessa della risurrezione, ci accompagna nel cercare sempre e ovunque il perduto amore, nella struggente ricerca di chi ci ha lasciati. Lei ci protegge contro il serpente del male, allungando sul capo di ciascuno di noi il Suo manto protettivo tessuto con i fili di quell’amore materno destinato a durare per sempre.