L’influenza “spagnola” 1918-1920: 50mln di morti

Con la Grande Guerra in corso si ebbe la più grande pandemia della storia

Poliziotti di Seattle durante l’epidemia di Spagnola, dicembre 1918, foto tratta da Wikipedia

 

Redazione – Con la Grande Guerra in corso si ebbe la più grande pandemia della storia, la febbre “spagnola” 1918-1920 che causò forse 50mln di morti, se non di più, e contagiò 500mln di persone nel mondo su una popolazione all’epoca di 2mld di abitanti circa.

La malattia ridusse notevolmente l’aspettativa di vita dell’inizio del XX secolo che, nel primo anno dal diffondersi della pandemia, risultava diminuita di circa 12 anni. La maggior parte delle epidemie influenzali uccide quasi esclusivamente pazienti anziani o già indeboliti; al contrario, la pandemia del 1918 uccise prevalentemente giovani adulti precedentemente sani.

Dopo la fine della guerra, e dopo tutto quello che era accaduto in essa, il ricordo della “spagnola” fu messo al bando, perché si preferivano ricordare soltanto le morti ‘eroiche’, forse anche perché era uno scacco per la medicina dell’epoca; sicché se ne ricominciò a parlare, a raccontarla e a ricordarla solo molti decenni più tardi.

Un gruppo di ricercatori, recuperando il virus dai corpi delle vittime congelate, ha scoperto che la trasfezione negli animali causava una rapida insufficienza respiratoria progressiva e la morte attraverso una tempesta di citochine (una reazione eccessiva del sistema immunitario dell’organismo). Si è quindi ritenuto che nei giovani adulti l’elevata mortalità fosse legata alle forti reazioni immunitarie; mentre la probabilità di sopravvivenza, in alcune aree, paradossalmente sarebbe stata più elevata in soggetti con sistema immunitario più debole, come bambini ed anziani.

Sulla sua origine e sulle cause della sua virulenza e sul perché abbia colpito principalmente i giovani le ipotesi sono tuttora non unanimi, si parla che forse è abbia avuto origine nello stato americano del Kansas, e si dice nella contea di Haskell come punto di partenza del focolaio sebbene già alla fine del 1917 si fosse registrata una prima ondata in almeno 14 campi militari statunitensi. Ma da altre parti si vuole che il centro della pandemia influenzale si ebbe campo militare e ospedale di Étaples, in Francia. Alla fine del 1917, i patologi militari riportarono l’insorgenza di una nuova malattia, caratterizzata da un’alta mortalità, che in seguito riconobbero come influenza. Il campo e l’ospedale sovraffollati, impegnati a curare migliaia di soldati vittime di attacchi chimici e altre ferite di guerra, erano un luogo ideale per la diffusione di un virus respiratorio: ogni giorno vi transitavano circa 100 000 soldati.

Un’altra origine potrebbe essere stata nell’Asia  orientale ed è stato affermato che probabilmente fosse un virus proveniente dalla Cina e che fosse mutato negli Stati Uniti, vicino a Boston, per poi diffondersi a Brest, in Francia, nei campi di battaglia dell’Europa, utilizzando i soldati e marinai dell’Intesa come principali diffusori.

In conclusione non è stato mai capito quale fosse stata la sua origine e da quale zona del globo terrestre fosse arrivata. Ma in quegli anni, come si evince da molto foto dell’epoca, tutti si difesero portando della mascherine sul volto, proprio come sta accadendo oggi, con il Covid-19.

GiSpa