Ne ‘il racconto del lunedì’ narra che lo conobbe a Radio Piano di Sorrento, quando seppe che dirigeva un gruppo teatrale, da qui nacque una grande simpatia e collaborazione
Conobbi il vulcanico Salvatore Lopresti per caso, negli studi di Radio Piano di Sorrento, nel 1977, quando animavo una trasmissione chiamata “Palcoscenico Napoletano”, ogni giovedì sera, e si mostrò subito interessato quando apprese che dirigevo un gruppo teatrale. Mi disse che a Napoli aveva creato la Compagnia per il Dramma Antico e che avrebbe voluto parlarmi di alcune sue iniziative. Fu subito simpatia reciproca, tanto che cominciammo a vederci di frequente e a pensare a qualche manifestazione da realizzare assieme. In quel periodo metteva in scena una sua rielaborazione di “Bertoldo alla corte di Re Alboino”, un testo simpatico e divertente, adatto anche ad un pubblico adulto, ma principalmente ai piccoli. Lo allestimmo e per noi organizzò una recita al Circolo Ufficiali della NATO a Bagnoli e fu una serata memorabile. Per accedere dovemmo presentare i documenti di riconoscimento e sottostare al rigido protocollo di sicurezza americano. Lo spettacolo fu preceduto da una lunga ed articolata presentazione in lingua inglese. In seguito riproponemmo più volte la storia di Bertoldo, a Napoli e Piano.
Entrai a far parte della Compagnia del Dramma Antico e partecipai a diverse recite, in giro per la Campania; tra tutte resterà memorabile quella negli scavi di Paestum dinanzi alla Basilica, quando intervenne un pubblico di due tremila persone; io interpretavo un personaggio di grande fascino, l’indovino Calcante. Poco alla volta, secondo le esigenze, cominciai a coinvolgere gli amici della nostra Piccola Compagnia, in particolare quando metteva in scena Antinea ed Ifigenia in Aulide. Erano esperienze esaltanti, che spianavano la strada a quel “contagio” che avrebbe prodotto in noi, l’amore per la tragedia greca. Un giorno, Salvatore propose di organizzare con il mio Gruppo una tragedia greca da farsi a Piano. Le perplessità da superare furono tante, principalmente perché dubitavo che il pubblico nostrano potesse aver interesse per quel tipo di rappresentazioni. Infine nell’estate del 1979 mettemmo in scena l’Antinea e fu un successo pieno, grazie alla sapiente riduzione del testo, elaborata da Salvatore, che sfrondava, semplificava gli antichi manoscritti e rendeva facilmente comprensibile il linguaggio, senza stravolgerlo. Negli anni 1981-82 seguì l’Ifigenia in Aulide, nel 1985-86 la Medea e nel 1994 l’Ifigenia in Tauride, tutte rappresentazioni replicate più volte, in suggestivi scenari naturali o architettonici, all’aperto. Salvatore Lopresti ci aveva conquistati, eravamo entusiasti di portare in scena il dramma antico con il fascino delle musiche arcaiche, i bianchi pepli, i gioielli e le acconciature di quel tempo lontano, il fuoco, il gong e le armature create appositamente copiandole dai reperti archeologici dell’antica Grecia.
La sera che, nella inebriante atmosfera di Villa Fondi, abbiamo ricordato l’Amico, a quarant’anni dalla morte, si è verificato un incantesimo. Proponendo una carrellata di stralci tratti dalle opere da lui rielaborate, siamo tornati, come per magia, a quegli anni, alle magnifiche e struggenti rappresentazioni estive che segnarono momenti particolarmente belli della nostra storia. Abbiamo rivissuto le emozioni di quei giorni e sono tornati alla mente persone e luoghi, aneddoti e sensazioni sopite che ci portiamo dentro, tra i ricordi più belli dei nostri anni di teatro e della nostra vita.