Salvatore Lopresti, Ciro Ferrigno e il Dramma Antico

Ne ‘il racconto del lunedì’ narra che lo conobbe a Radio Piano di Sorrento, quando seppe che dirigeva un gruppo teatrale, da qui nacque una grande simpatia e collaborazione

Foto tratta dalla pagina di Facebook di Ciro Ferrigno

Conobbi il vulcanico Salvatore Lopresti per caso, negli studi di Radio Piano di Sorrento, nel 1977, quando animavo una trasmissione chiamata “Palcoscenico Napoletano”, ogni giovedì sera, e si mostrò subito interessato quando apprese che dirigevo un gruppo teatrale. Mi disse che a Napoli aveva creato la Compagnia per il Dramma Antico e che avrebbe voluto parlarmi di alcune sue iniziative. Fu subito simpatia reciproca, tanto che cominciammo a vederci di frequente e a pensare a qualche manifestazione da realizzare assieme. In quel periodo metteva in scena una sua rielaborazione di “Bertoldo alla corte di Re Alboino”, un testo simpatico e divertente, adatto anche ad un pubblico adulto, ma principalmente ai piccoli. Lo allestimmo e per noi organizzò una recita al Circolo Ufficiali della NATO a Bagnoli e fu una serata memorabile. Per accedere dovemmo presentare i documenti di riconoscimento e sottostare al rigido protocollo di sicurezza americano. Lo spettacolo fu preceduto da una lunga ed articolata presentazione in lingua inglese. In seguito riproponemmo più volte la storia di Bertoldo, a Napoli e Piano.

Entrai a far parte della Compagnia del Dramma Antico e partecipai a diverse recite, in giro per la Campania; tra tutte resterà memorabile quella negli scavi di Paestum dinanzi alla Basilica, quando intervenne un pubblico di due tremila persone; io interpretavo un personaggio di grande fascino, l’indovino Calcante. Poco alla volta, secondo le esigenze, cominciai a coinvolgere gli amici della nostra Piccola Compagnia, in particolare quando metteva in scena Antinea ed Ifigenia in Aulide. Erano esperienze esaltanti, che spianavano la strada a quel “contagio” che avrebbe prodotto in noi, l’amore per la tragedia greca. Un giorno, Salvatore propose di organizzare con il mio Gruppo una tragedia greca da farsi a Piano. Le perplessità da superare furono tante, principalmente perché dubitavo che il pubblico nostrano potesse aver interesse per quel tipo di rappresentazioni. Infine nell’estate del 1979 mettemmo in scena l’Antinea e fu un successo pieno, grazie alla sapiente riduzione del testo, elaborata da Salvatore, che sfrondava, semplificava gli antichi manoscritti e rendeva facilmente comprensibile il linguaggio, senza stravolgerlo. Negli anni 1981-82 seguì l’Ifigenia in Aulide, nel 1985-86 la Medea e nel 1994 l’Ifigenia in Tauride, tutte rappresentazioni replicate più volte, in suggestivi scenari naturali o architettonici, all’aperto. Salvatore Lopresti ci aveva conquistati, eravamo entusiasti di portare in scena il dramma antico con il fascino delle musiche arcaiche, i bianchi pepli, i gioielli e le acconciature di quel tempo lontano, il fuoco, il gong e le armature create appositamente copiandole dai reperti archeologici dell’antica Grecia.

La sera che, nella inebriante atmosfera di Villa Fondi, abbiamo ricordato l’Amico, a quarant’anni dalla morte, si è verificato un incantesimo. Proponendo una carrellata di stralci tratti dalle opere da lui rielaborate, siamo tornati, come per magia, a quegli anni, alle magnifiche e struggenti rappresentazioni estive che segnarono momenti particolarmente belli della nostra storia. Abbiamo rivissuto le emozioni di quei giorni e sono tornati alla mente persone e luoghi, aneddoti e sensazioni sopite che ci portiamo dentro, tra i ricordi più belli dei nostri anni di teatro e della nostra vita.